Abbiamo intervistato Carlo Scovino a proposito del suo ultimo libro. Questo odio non ti somiglia. Omosessualità in divisa è un libro da cui farsi catturare per la profondità delle riflessioni, l’accuratezza dei dati e la passione civile ed etica di cui solo una grande anima come Carlo Scovino è capace.
Carlo Scovino è un uomo che scende all’inferno col sorriso e, di fronte alla bocca inarcata, anche il male si scopre debole. Leggere Questo odio non ti somiglia è un viatico per affrontare un tema scottante e sottaciuto con un innesto di intelligenza e soprattutto amore, doti che solo persone dal grande valore umano e professionale come Carlo Scovino, pedagogista, formatore, storico dei diritti civili, possiedono.
Quando Carlo Scovino mi parlò del libro, pensai che raccontare storie di militari LGBT fosse una presa di coraggio, una denuncia (che brutto termine questo); invece, leggendo il libro, ho scoperto soprattutto l’amore. Amore e rispetto, questa è la cifra di Questo odio non ti somiglia, libro che si muove con ricchezza di particolari e di dati nel raccontare l’omosessualità tra le forze dell’ordine, fornendo importanti ragguagli storico-legislativi sulla questione.
“Non volevo raccontare solo di discriminazioni,” dice Scovino “violenza e odio, volevo invece raccontare l’amore declinato nella sua differente e colorata diversità. Il mio costante richiamo all’uguaglianza, alla libertà, alla solidarietà, al rispetto e alla dignità si lega inscindibilmente all’autodeterminazione e al riconoscimento di uguali diritti davanti alla legge per tutti. Il mondo oggi è ancora terribilmente attraversato da violazioni e repressioni, che tuttavia non spengono la forza della rivendicazione dei diritti dai quali le persone sentono di non potersi separare. Il titolo originale del libro era “Non avrete il mio odio” ma dopo l’uscita del libro di Leiris, in accordo con l’editore, è stato modificato nell’attuale.”
Impossibile non chiedere da dove nasca un titolo così toccante.
“Questo odio non ti somiglia” racconta Carlo Scovino “sono le commoventi parole pronunciate da Etienne Cardile, il compagno di Xavier Jugelé, durante la cerimonia per ricordare il suo compagno (un poliziotto) ucciso sugli Champs-Elysées ad aprile 2017. Ma la frase non appartiene a Etienne Cardile: è la stessa usata da Antoine Leiris che ha perduto la moglie durante gli attentati del 13 novembre 2015 al Teatro Bataclan. Egli, rimasto vedovo con un bimbo di diciassette mesi, all’indomani della strage scriverà una lettera indirizzata ai terroristi (che è poi diventata un libro). Quella lettera è l’istantanea di un dolore ed è in questo che sta la sua forza: quella di un uomo disarmato contro l’orrore (da qualsiasi parte provenga) eppure capace di ragionare e di esprimerlo. Le sue sono parole molto misurate – private e non politiche -, parole sobrie che travalicano l’evento in sé e che raccontano un lutto atroce, improvviso, il senso di perdita, il legame vitale con il figlio e i suoi timori per lui, lo smarrimento, il nuovo modo di dover guardare al mondo.”
Parole di amore e coraggio, nel momento in cui la tempesta porta via la tua vita.
Il tema delle forze dell’ordine “arcobaleno” è di certo un tema originale a cui non è nuovo Scovino, esperto di diritti omosessuali e prezioso storico della questione.
“L’intenzione di scrivere un libro sulle violazioni dei diritti umani nei confronti delle persone LGBT nelle forze armate e nelle forze di polizia coincide con la scoperta di Polis Aperta, la prima associazione, esiste dal 2005, per le persone omo-bisessuali e transgender operanti negli ambienti militari e di polizia con l’obiettivo di liberare l’ambiente di lavoro delle caserme dalla discriminazione legata all’orientamento sessuale. L’associazione, attraverso iniziative specifiche di carattere culturale e di sensibilizzazione si propone di sviluppare una rete di solidarietà fra gli iscritti. Inoltre si prefigge di assistere, nelle forme legali più idonee, i soggetti discriminati. Per i soci fondatori, Polis Aperta, ha il significato di polizia democratica, libera e rispettosa dei diritti di tutte e di tutti. La scoperta dell’associazione, alla quale è dedicato un intero capitolo, è avvenuta nel maggio 2017 a Torino, durante il mio giro di presentazioni del libro “Love is a human right”, (Rogas Edizioni) patrocinato da Amnesty International e alla quale ho devoluto interamente la quota dei diritti d’autore. Al termine dell’evento l’allora vice presidente di Polis Aperta si è presentato e mi ha consegnato un volantino da leggere. Dopo quell’incontro torinese sono stato incuriosito dal voler incontrare alcuni rappresentanti dell’associazione e dall’approfondire un tema a me quasi sconosciuto. Ho cercato l’unico libro pubblicato in Italia (credo) “Non chiedere non dire? Vite di gay in divisa”, scritto dal giornalista Giulio Russo e pubblicato nel 2006, che affronta il tema dell’omosessualità nelle forze armate e nelle forze dell’ordine attraverso alcune interviste ai diretti interessati.”
Una parte importante del libro racconta la falsa distinzione fra pubblico e privato di una scelta omosessuale, presa di posizione dell’odioso adagio “facciano quello che vogliono ma a casa loro”.
Si discute molto in questo periodo sul rapporto tra pubblico e privato (etica, tradizione, natura e morale), se sia ammissibile cioè che la stessa persona segua nella sua “vita privata” e nella sua “vita pubblica” canoni di vita non accettati da una parte della popolazione.
“La persona è ciò che sceglie, cioè ciò che trattiene e ciò a cui rinuncia per guadagnarlo. In altri termini, l’oggetto della decisione è sempre un oggetto morale, cioè il valore morale che la persona vede presente in una situazione in cui sente coinvolta la sua dignità personale. Pertanto decidere è sempre decidersi, cioè volersi ed impegnarsi per costruire la propria personalità nel bene e nel male, a seconda della decisione presa. Per quanto concerne la dimensione della coscienza non è possibile separare la dimensione pubblica da quella privata. Infatti, se la coscienza plasma la figura morale della persona, questa esprimerà se stessa in ogni azione che compie nei diversi campi dell’attività umana: economia, affetti, politica… Impossibile scindere la persona tra pubblico e privato: l’unità della persona fa in modo che essa esprima sempre se stessa.”
Chiedo a Scovino se il mondo dello sport gli interessa come campo di ricerca sull’omosessualità, lui mi risponde che gli sono arrivate richieste sul tema ma ancora non ci ha lavorato. La letteratura su questo, mi confessa, è ancora scarsa, solo qualche pagina negli USA.
Questo odio non ti somiglia è un libro da cui farsi catturare per la profondità delle riflessioni, l’accuratezza dei dati e la passione civile ed etica di cui solo una grande anima come Carlo Scovino è capace.
Carlo Scovino – Questo odio non ti somiglia. Omosessualità in divisa – Rogas Edizioni
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