MotoGP 2016, le pagelle di Motegi: Rossi cade e Marquez è campione del mondo

GP di Motegi 2016 – Rossi e Lorenzo, con due cadute fotocopia consegnano il Mondiale a Marc Marquez, che fa così cinquina in carriera a soli 23 anni. Il podio giapponese si chiude con Dovizioso e Vinales

Era solo questione di tempo, in effetti. Il Mondiale di Marquez, al netto delle illusioni da tifoso, non è mai stato messo in discussione e oggi, a Motegi, i principali attori della lotta al titolo ci hanno messo del loro per chiudere la partita nel minor tempo possibile: lo spagnolo ha fatto una gara da padrone assoluto mentre Rossi e Lorenzo si sono tolti dai giochi con due cadute fotocopia, a chiudere il podio ci pensano Dovizioso, che qui è sempre andato forte, e Vinales.

Marc Marquez 10 e lode – La marcia vincente del campione di Cervera, quest’anno, è stata scontata quasi quanto un film con protagonista Steven Seagal. Cambiano gli scenari, i cattivi e le gnocche che gli girano intorno, ma alla fine vince sempre lui, nonostante la faccia da pirla. Marquez la faccia da pirla non ce l’ha, in compenso ha un manico sopraffino che gli ha consentito di amministrare un mondiale costruito sulla costanza di risultati. Non è stato esplosivo come nel 2014, quando piazzò le famose dieci vittorie nelle prime dieci gare, ma nonostante ciò ha messo in mostra una superiorità imbarazzante. A bocce ferme va ammesso: chi credeva nella rimonta di Rossi è solo perché, come Meda, vede attorno al campione di Tavullia un’aurea mistica tipo Padre Pio. La logica da un po’ di gare suggeriva ben altro.

Valentino Rossi 6 – Rossi cade in gara, la terza in stagione contro le zero di Marquez. Uno score che, sommato alla rottura al Mugello fa 100 potenziali punti persi: la vera differenza in quest’annata mondiale. Ora non resta che concentrarsi su un secondo posto ancora da conquistare e sulla prossima stagione che, contratto alla mano, potrebbe essere l’ultima per tentare l’assalto alla “decima”. In ottica futuro l’aspetto negativo è che nel 2017 le primavere sul groppone saranno 38, quello positivo è che a Rossi dell’età pare non fregargliene una beneamata: non si spiegherebbero sennò la grande pole position del sabato e, soprattutto, quella staccata da cacca nelle mutande con cui è sceso sotto l’1′.44.

Jorge Lorenzo 6 – Con l’asciutto, lo ribadiamo, è uno dei piloti più forti al mondo. Oggi finisce nuovamente a terra, dopo che nelle prove libere è stato vittima di un highside che gli ha lasciato in dote parecchie contusioni. Lui ovviamente lo negherà, ma la sensazione è che quest’annata decisamente sottotono sia figlia non solo del fatto che Jorgito ha beccato tanti GP bagnati ma anche -e per quello che mi riguarda, soprattutto- perché l’ufficialità del suo passaggio in Ducati è arrivato all’alba della quarta gara stagionale. È vero che dopo l’annuncio, a Le Mans e Mugello sono arrivate due vittorie, ma è altrettanto vero che quando le cose hanno iniziato a girare male, Lorenzo ci ha messo la stessa voglia di vincere che ho io quando decido di mettermi a dieta e passo davanti a un panettiere.

Andrea Dovizioso 8 – Fa secondo e tanto basta. In una pista che gli piace, il numero 4 Ducati, complici le cadute di Rossi e Lorenzo e il forfait di Pedrosa (senza contare l’assenza di Iannone) sale a podio e mette ancora qualche punto in classifica tra sé e gli altri ducatisti. Chi s’accontenta…

Dani Pedrosa SV – Caduta ed ennesima clavicola da riattaccare con lo scotch. Ovviamente, tutto ciò è accaduto nel suo momento di forma migliore, dopo una stagione passata a inseguire risultati mediocri. Me ne convinco sempre di più: c’è qualcosa di estremamente romanzesco nella carriera di questo lillipuziano pilota.  Resta da capire se prevale di più il dramma solenne da letteratura russa o il romanzo comico alla Jerome K. Jerome.

Su massimo miliani

Ho il CV più schizofrenico di Jack Torrence, per questo motivo enunciare qui la mia bio potrebbe risultare complicato. Semplificando, per lo Stato e per l'Inpgi, attualmente risulto essere giornalista.

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