Recensione bigenerazionale – La storia di Cyrano de Bergerac raccontata da Stefano Benni

Un genitore che racconti al figliuolo di 8 anni la storia di Cyrano deve essere un disadattato e voler tramandare la caratteristica alla prole. Ma visto che domanda e offerta sono legati, ci deve essere una qualche seppur scarna domanda da parte dei disadattati se del “Cyrano de Bergerac” di Rostand esiste un’offerta per bambini, una versione riscritta da quel burlone di Stefano Benni e edita dalla Scuola Holden, che con operazioni editoriali di questo tipo ci ha costruito un’intera collana.

L’OPINIONE DEL GRANDE: Cyrano è socialmente disadattato, uno di quei matti che al cinema ti fa scattare il meccanismo dell’immedesimazione e fai il tifo per lui fino al “The end” (e piangi quando muore), ma che se lo incontri nella vita vera ti fa scuotere un po’ la testa perché è “strano”. Nella finzione tifi per lui perché è un po’ eroe, di quelli duri e puri, intelligenti e coraggiosi, che sfidano potenti e prepotenti, rigorosamente stupidi e ignoranti, ma tifi per lui anche perché è un po’ sfigato, con quel nasone inguardabile e il complesso d’essere brutto come un qualsiasi adolescente. Beh, è una cosa che funziona solo tra le pagine di un libro o nella sala buia di un cinema, appunto: uno come lui, nella vita vera, resta sempre uno sfigato, per giunta incapace di adattarsi ai compromessi che la società richiede, perché per riuscire nella vita bisogna fare buon viso a cattivo gioco, mors tua vita mea, e via proverbiando.

Da mamma idealisticamente selvatica, sponsorizzo la diffusione di quest’ennesimo Cyrano d’autore, e non solo perché è bene che i bambini imparino a conoscere i grandi classici oltre a Geronimo Stilton e ai Diari di una Schiappa. Per dirla alla Cyrano, queste son le mie ragioni:

Familiare: quando grande un bimbo vuol diventare, le storie da sé si vuol raccontare. Ma Cyrano va spiegato, amato e recitato, e un genitore torna ad essere il miglior narratore.

Storica: dai tempi di Cyrano ci dividon 400 anni, un’infinità per chi solo otto ne ha fatti di compleanni. Ma tra i monelli che a teatro tiran di cerbottana e i moschettieri che a suon di guanti si sfidan con la spada, una storia del Seicento diventa un gran divertimento.

Linguistica: con intelligenza si posson comporre argute poesie su un naso davvero gigante, ma per certi prepotenti basta una parola tutt’altro che altisonante. Un titolino che fa rima con crostino.

Idealista: Cyrano insegna che è troppo facile esser condiscendente con un potente per una qualche comodità. Più che MasterCard quel che non ha davvero prezzo è la libertà.

Realista: l’amore non acceca la bella dama, e Rossana non si innamora di una rana. Troppo tardi s’accorge che se il principe azzurro ha le avvenenti sembianze di Cristiano ha però il cuore grande e le parole dolci di Cyrano.

Affettiva: quando tanto amore hai da dare, dillo e non aspettare. Cyrano s’è battuto contro l’ipocrisia e ha tenuto sempre alto l’onore senza codardia, ma la paura d’esser rifiutato gli ha impedito d’esser amato.

L’OPINIONE DEL PICCOLO: “Il finale ha rovinato tutto”. Ecco quel che dice la creatura. Giorni e giorni a sghignazzare parlando in rima come Cyrano e a citare battute su nasi, pasticcini poetici, tocchi di spada e viaggi sulla luna, e poi l’eroe senza macchia e senza paura ci muore così, vittima di un agguato vigliacco e per giunta a bocca asciutta, senza neanche godersi un po’ di quell’amore inconcludente con Rossana. Che poi c’è da capire perché tutti, ma proprio tutti, sono innamorati di Rossana, che sarà anche bella ma non è mica tanto sveglia, visto che ci mette quindici anni a capire che quello che le parlava d’amore era Cyrano e non Cristiano. Ma torniamo al finale: sarebbe stato molto meglio che Cyrano non morisse, e Rossana, una volta avuta l’illuminazione, ci si fidanzasse. Così avrebbero potuto fare 10 figli, tutti maschi, tutti col nasone, e a giocare con la spada per la strada. Molto meglio. A parte questo, Cyrano è una forza.

[Nota di Genitore: Benni è bravissimo a glissare come può sulla dipartita di Cyrano, e nella lettura ci si può mettere del proprio per sdrammatizzare. Ci prova anche a buttar lì che la storia poteva chiudersi in un modo diverso, per esempio coi 10 figli tutti col nasone, ma poi il finale non lo può cambiare e resta quello. Uno così libero da sfidare i potenti non poteva non dar fastidio, a maggior ragione in un’epoca in cui si tirava fuori la spada per molto meno. Ma vallo a far digerire a un bambino nutrito a “happy end”. Per altre ragioni, ma la morte di Cyrano va di traverso anche a me, comunque.]

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Su daniela gallotti

Nell’essere umano le due immagini retiniche percepite dai due occhi sono contemporanee ma non identiche: ci pensa il cervello a unirle in quella che si chiama visione stereoscopica. Per le ragioni più diverse qualcuno non ce l’ha. Io non ce l’ho: ci ho sempre convissuto serenamente ignara, felicemente in balia della mia perenne doppia interpretazione del mondo, senza quest’ansia di volergli dare sempre per forza un’etichetta sola. L’unico problema è che i film in 3D li devo lasciar recensire agli altri: per me sono solo riprese fuori registro.

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