Op-Oloop---Juan-Filloy

Op Oloop – Juan Filloy

Op Oloop di Juan Filloy è un testo davvero particolare, multiforme e sfaccettato, che lancia nell’immaginario del lettore un personaggio indimenticabile e incisivo. Con una dose massiccia di ironia, l’autore lascia decantare la vicenda mentre le conferisce ritmo, gestendo un testo mai domo, sempre pronto ad una nuova impennata proprio quando si dà per chetato, svicolando rispetto ad ogni previsione.

Op Oloop di Juan Filloy

Boia progressivo di ogni gesto spontaneo, Op Oloop era ormai il metodo in persona. Il metodo fatto verbo. Il metodo che convoglia in profondità le illusioni, le sensazioni e le intenzioni. Il metodo ormai consustanziato che evita i sussulti dello spirito e le sgroppate della carne.

Ago Edizioni ci ha fatto un vero regalo, perché che in Italia non fosse mai stato pubblicato un libro di tale intensità era un errore a cui rimediare e questa giovane casa editrice ha deciso di risolvere la situazione. Filloy ha scritto un testo davvero particolare, multiforme e sfaccettato, lanciando nell’immaginario del lettore un personaggio indimenticabile e incisivo. Con una dose massiccia di ironia, l’autore lascia decantare la vicenda mentre le conferisce ritmo, gestendo un testo mai domo, sempre pronto ad una nuova impennata proprio quando si dà per chetato, svicolando rispetto ad ogni previsione.

Optimus (Op) Oloop è uno statistico finlandese che vive a Buenos Aires e la cui vita è scandita da minuziose regole e schemi di rigida purezza nel loro essere funzionali, almeno fino a quando l’amore per Franziska si impadronisce di lui. L’amore, si sa, è un demone infido e Op Oloop, a causa di un banale incidente che lo fa ritardare alla festa di fidanzamento, perde i freni inibitori che lo hanno guidato fino a quel momento per smarrirsi in una dimensione interiore che lo infila in una vertiginosa spirale.

La traduttrice Giulia Di Filippo, nella nota al testo, dà qualche dritta riguardo alla lingua dell’autore. Si tratta di una prosa mobile, che va da un baroccheggiare colto e ricercatissimo ad una trivialità non gradita all’epoca, un continuo assecondare i momenti del racconto che risulta efficace e funzionale, riuscendo a creare tanti spaccati all’interno dello stesso testo, incorniciando le diverse onde di un unico naufragio. C’è poi la smaccata sensazione che Filloy si sia divertito un mondo a scrivere questo libro, sapendo maneggiare la penna a suo piacimento non ha voluto farsi mancare nulla, coinvolgendo il lettore nel gioco.

La terza persona narra la vicenda del protagonista, che si svolge in un unico giorno, scandendola con alcuni orari, quasi a voler puntellare con i numeri tanto amati dal protagonista una deriva che dai numeri si allontana sempre più. Il testo si inoltra nelle diverse stanze che attraversano la giornata: una descrizione molto puntuale della sistematizzazione vitale di Op Oloop e del suo primo incrinarsi; l’incontro con gli invitati alla festa di fidanzamento e la futura sposa che sfocia in tragicommedia a seguito dell’esplodere della crisi del protagonista; l’incontro poetico e mentale tra i due fidanzati; la cena del protagonista con i suoi invitati, una lunghissima parentesi che ad un certo punto si trasforma in un simposio contro l’amore; l’incontro in un postribolo di Op Oloop con la figlia dei propri sogni.

Sono le tappe dell’incedere di una sconfitta, del crollo di un edificio prima mangiato nelle fondamenta e poi detonato all’improvviso, tra momenti di malinconica lucidità e deliri allucinati che isolano la mente, un rincorrersi di realtà e vaneggiamenti che si incastrano di sbieco, che hanno perso la vite che li teneva insieme.

Instabile equilibrio

[…] Sono stato castrato nella smania di diventare qualcosa, qualcosa di importante!, agli occhi del mondo. Ma sono riuscito ad essere qualcosa solo nel senso patologico della parola: un dolore vivo, un’indeterminatezza che si insinua invisibile tra le ore e le menzogne delle mie stesse sottomissioni.

Filloy impregna il testo di una miriade di considerazioni e spunti di riflessione, sfruttando le situazioni che crea sulla pagina. Ne estrapolo solo un paio che mi hanno colpito.

Nel banchetto con gli amici, Op Oloop ad un certo punto si lancia in un’invettiva antimilitarista che parte dai numeri e finisce dritto al cuore della questione, scagliandosi contro i produttori di armi che tengono in piedi senza sosta la macabra baracca. Op Oloop, tra i suoi lavori, si è trovato a rendicontare i morti statunitensi in alcuni cimiteri di guerra, così dai numeri, la sua grande passione, si aziona un pensiero che arriva al sociale, ad una critica lucidissima di coloro che traggono vantaggio dalla macchina della guerra, chi la asseconda e chi la subisce. Il protagonista pronuncia l’argomentazione dopo uno dei suoi momenti di chiusura in sé stesso, incitato dalla compagnia a tirare fuori i propri pensieri, dunque in uno di quei momenti di rottura con la sua normalità, nel vacillare della costruzione autoindotta.

E poi naturalmente c’è l’amore, il fattore scatenante della crisi. Non passa inosservato che, tra i commensali, quello che si rivela un vero amico sia un procacciatore di prostitute; così come colpisce dolorosamente il protagonista l’incontro in un postribolo della figlia dei propri sogni; ma anche l’assidua frequentazione di Op Oloop delle case chiuse, tanto da arrivare a mille incontri, si concilia ben poco con il personaggio, o forse no, ma di certo sorprende. Filloy gioca a sbaragliare le convenzioni, incastona elementi sorprenderti per destabilizzare, inserisce l’amore nel racconto senza banalizzarlo, concedendogli in parte il lirismo, ma senza ingabbiarlo.

Op Oloop viveva in un equilibrio instabile all’interno del castello che si era costruito intorno, l’amore arriva come elemento di disturbo, ma, appunto, per essere di disturbo deve insinuarsi, per far crollare un edificio deve saper impattare l’animo in modo sgangherato, non posticcio. Tutto quel che la società ha costruito intorno all’amore non è riuscito ad intrappolarlo, così come Op Oloop non è riuscito a costruire un fossato abbastanza largo perché l’amore non lo attraversasse. L’amore che si scatena nel protagonista non è quello che si aspettava, al varco si è presentato un altro demone.

Juan Filloy – Op Oloop – Ago Edizioni
Traduzione: Giulia Di Filippo

Voto - 84%

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Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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