La-voce-nascosta.-Alla-ricerca-della-lingua-madre-di-Christina-Le-Kisdaroczi, Alessandra-Vitali, Graziella-Zulauf-Huber

La voce nascosta. Alla ricerca della lingua madre – Christina Le Kisdaroczi, Alessandra Vitali, Graziella Zulauf-Huber

La voce nascosta. Alla ricerca della lingua madre di Christina Le Kisdaroczi, Alessandra Vitali, Graziella Zulauf-Huber, domandarsi cosa sia una lingua diventa una ricerca esistenziale, sulle proprie origini, se a chiederselo è la figlia di due mondi. Questo è il punto centrale da cui parte l’opera, un carteggio di rara bellezza.

La voce nascosta. Alla ricerca della lingua madre di Christina Le Kisdaroczi, Alessandra Vitali, Graziella Zulauf-Huber

Che cos’è una lingua? Come ci poniamo di fronte ad una lingua e come essa cambia il nostro modo di pensare? La domanda è filosofica, speculativa, teoretica, certo, ma l’indagine su cosa sia una lingua può essere un percorso che prende altre sfumature. Domandarsi cosa sia una lingua diventa una ricerca esistenziale, sulle proprie origini, se a chiederselo è la figlia di due mondi.

Questo è il punto centrale da cui parte l’opera, un carteggio di rara bellezza tra Christina Le Kisdaroczi, Alessandra Vitali, Graziella Zulauf-Huber: rispettivamente una figlia, una madre e un’insegnante di italiano.

Il libro parte dal bisogno esistenziale di Christina, figlia di una madre italiana trasferitasi in Svizzera, che scopre all’improvviso l’amore per la lingua delle sue origini. La scoperta avviene per caso, all’improvviso, ma è una scoperta che apre un varco, un percorso a ritroso verso il grembo materno.

Ascoltai la gente, parlava litaliano che mi pareva bello come mai. E tutta un tratto sentii una nostalgia. Sentii una malinconia, anzi, una tristezza enorme e nello stesso tempo una grande gioia. Mi pareva di essere ritornata nel grembo di mia madre. Mi accorsi che proprio in quel momento il desiderio di ricercare la lingua di mia madre stava per nascere.

A questo desiderio corrisponde simmetricamente il racconto di una storia di famiglia che sarebbe andata perduta se non vi fosse stato questo desiderio primordiale di trovare le radici, prima idiomatiche poi di lignaggio.

la voce nascosta

Alla lettere di Christina fanno da contrappunto le risposte di mamma Graziella che ad ogni lettera approfondisce, racconta, svela ogni nodo dell’albero genealogico che arriva alla figlia.

Questa ricerca ci ha fatto capire quanto sia importante sentire il valore delle proprie radici che non ha nulla a che fare con un falso orgoglio di identità nazionale.

La terza donna che appare nel carteggio è Alessandra Vitali, docente specializzata nell’insegnamento della lingua italiana, ma anche filosofa e fotografa. É suo il compito di ordinare le riflessioni, dare uno spazio teorico alle sensazioni e alle intuizioni, ma soprattutto dimostrare come una lingua sia un abito, un mondo da vivere e da cui farsi cambiare.

Il pensiero vola a Wittegstein, alle sue teorie sul linguaggio e a come la parola cambi la visione e viceversa. Nelle lettere di Alessandra Vitali appaiono riflessioni sul senso dell’accidentalità (con un’espressione davvero interessante come caso di fatto), ma anche sul senso di imparare una lingua e di come la comunicazione cambi in base al mezzo con cui viene trasferita.

Le foto in bianco e nero raccontano di una famiglia in movimento, nomade, che nei meandri della vita ha perso nella quotidianità l’intreccio della propria storia. Spetta al filosofo, al linguista, all’insegnante districare la faccenda, ordinare una marea di vita.

Il tema del bilinguismo, ovviamente latente per tutto il libro, pone alcune domande e fa riflettere su benefici e vantaggi. Al sentirsi disorientati, spaesati, può corrispondere la libertà di avere due identità, due mondi, due visioni del mondo. Stuzzica qualche pensiero  questo prezioso carteggio: materiale che potrebbe tornare utile ad insegnanti, educatori e mediatori.

Quando pensiamo a chi non ha scelto la nostra lingua, forse neanche il nostro paese,  non ci soffermiamo a sufficienza a riflettere su quanto una lingua  possa “accomodare” più di una pasta asciutta.  Come scrive Alessandra Vitali “parlare una lingua significa anche potersi sentire parte di una comunità”, considerazione da cui dovremmo partire per affrontare temi difficili quali quello dell’incontro con l’altro, col diverso, con l’apolide.

Christina Le Kisdaroczi, Alessandra Vitali, Graziella Zulauf-Huber – La voce nascosta. Alla ricerca della lingua madre – Armando Dadò Editore

Voto - 95%

95%

User Rating: Be the first one !

Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.