Capelli, lacrime e zanzare Namwali Serpell – Fazi editore

Parlare di Africa è difficile, sia per chi la conosce bene figuriamoci per chi prova ad interpretarla da molto lontano. Difficile perché l’Africa è sconfinata e quindi molto diversa ad ogni sua latitudine, difficile perché la storia africana è complessa quanto confusa, ad ogni risvolto ci presenta almeno un doppio binario di interpretazioni. 

Il colonialismo è un tema che da difficile è diventato complessissimo proprio in questi anni di rivalutazione degli effetti e dei dei personaggi che lo hanno guidato. Chiamati uomini di ingegno e in qualche caso pionieri della civiltà, i primi coloni sono spesso stati uomini senza scrupolo alcuno, che hanno usato la barbarie come modello di invasione di un intero continente. Ma quando è finita la colonizzazione dell’Africa? Cosa è rimasto di questa epoca ammesso che sia conclusa? 

Namwali Serpell non risponde a nessuna domanda col suo sorprendente libro d’esordio “Capelli, lacrime e zanzare”, anzi pone mille quesiti che lasciano il lettore interrogarsi a guardare una terra così vicina è così lontana, le cui urla spesso ci arrivano soffocate dalla quotidianità che ci travolge.

I primi coloni non erano brillanti o regali. Non erano re. L’impero era una finzione del cazzo. Erano colonialisti, e per questo è sufficiente la forza bruta

Namwali Serpell, autrice di Capelli, lacrime e zanzare

Guardare oggi al colonialismo senza immaginare che in realtà sia ancora presente la pesante mano occidentale sulla miniera di risorse che è l’Africa, sarebbe irrealistico, ma scoprirlo nel modo in cui ci viene raccontato dai personaggi di Capelli, lacrime e zanzare è profondo, viscerale, come nessun dato giornalistico potrà mai fare. Anche perché l’operazione più clamorosa che compie Namwali Serpell è quella di collegare al colonialismo, inteso come fenomeno di prevaricazione, anche temi come quello della diffusione del virus dell’AIDS nel continente africano. Certo per chi ha seguito i diversi casi di sperimentazione umana dei vaccini sulla popolazione africana non sarà una novità assoluta, ma scoprirlo dalle parole dei protagonisti di questo romanzo affascinante è un notevole (oltre che struggente) salto di qualità.

Ma non pensiate che siamo qui solo per riflettere solo su una piaga della nostra società, siamo qui soprattutto perché oggi dobbiamo parlare di un libro eccezionale, probabilmente uno dei libri più belli che potrete leggere negli ultimi anni. 

Un libro che spicca e spiazza per la scrittura e per la straordinaria capacità di costruire una trama che si evolve in cento anni, seguendo con un fascio di luce madri, figlie e padri che dall’Italia, dell’Inghilterra e dall’Africa incrociano i propri destini su suolo africano. 

L’inizio di questo libro lancia il lettore in una dimensione lontana dalla geografia e dalla storia che conosciamo, per seguire le vicende di due donne che con le loro caratteristiche fisiche ci accompagnano in una metafora straordinaria del viaggio verso il continente allora vergine.

Sibilla con il suo corpo ricoperto di peli e Agnes con la sua cecità che non le permettono di capire il colore della pelle dell’uomo che sta per sposare, sono le fondatrici di due generazioni di donne diverse e lontane dal contesto storico. Due personaggi talmente affascinanti da entrare immediatamente in intimità con chiunque gli consenta di mostrarsi solo un po’.

E sarà il loro arrivo in Africa a fare da spartiacque al libro: a livello stilistico e per trama.

Così potremmo trovare un’Africa diversa da quella disegnata dal pur divertente La mia Africa di Karen Blixen, che in fatti nel libro viene citato come manuale per turisti, dove l’imponete realtà fisica e geografica si scontra con una terra alla ricerca di un equilibrio precario tra rincorsa del modello occidentale e incurvamento sulle proprie radici. 

Capelli, lacrime e zanzare, un capolavoro di lunga gestazione

Uno dei momenti più alti del libro, che davvero ha la capacità di spostare quasi fisicamente in uno spazio non più definibile, è quello in cui il santone Ba Nikoloso affida a Martha, una ragazzina superdotata intellettualmente, e a Goffrey ragazzino talentuoso anch’esso, l’ambizioso compito di costruire una flotta spaziale sul suolo africano per spostare di millenni in avanti le ambizioni zambiane. La preparazione, il fallimento dell’ambizione (per colpa di Armstrong nel 1969) e il disfacimento di questo progetto visionario sono uno dei momenti più belli che la letteratura contemporanea ci ha regalato da diversi anni a questa parte. 

Capelli, lacrime e zanzare è un libro che ha avuto una gestazione lunga, pare dieci anni dalle parole dell’autrice, tempo che ha trasformato come per il whiskey le pagine in un concentrato di profumo della botte che le hanno concepite. La mancanza di orizzonte nel cielo e la possibilità di estensioni infinite negli spazi del continente africano, in questo libro diventano un inno alla libertà e all’autodeterminazione che tocca le corde emotive più profonde. Non è strano quindi che una volta finito Capelli, lacrime e zanzare si abbia la sensazione di essere stati a contatti con uno dei capolavori della lettura mondiale. Garcia Màrquez, Virgilio, Joyce? Scegliete voi, ma intanto segnate Namwali Serpell tra i nomi da seguire con attenzione. 

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Autore:Namwali Serpell
Traduttore:Enrica Budetta
Editore:Fazi
Collana:Le strade
Anno edizione:2021
In commercio dal:24 giugno 2021
Pagine:650 p., Brossura
EAN:9788893256292

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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