Recensione – In viaggio contromano, Michael Zadoorian

Recensione libro – In viaggio contromano – Hanno qualcosa come 160 anni in due. Lei ha un cancro che ormai se la sta divorando e lui è affetto da demenza e ogni giorno che Dio manda in terra per lui è sempre il primo.

Mancando a lui i nessi neuronali col passato e col presente, è lei a voler guidare la coppia verso il futuro. Guidare è la parola giusta, perché di fatto lei decide che, anziché farsi flashare di inutili radiazioni e veder rinchiudere il compagno di una vita in un ospizio, è meglio prendere il camper e ripercorrere quella Route 66 che facevano con i figli piccoli in vacanza. A guidare però è il marito demente, che della vita s’è dimenticato tutto, ma guidare il camper quello lo sa ancora fare. Passano gli Stati ma tra cartelli della Route 66 e motel celebrativi è come se continuassero a visitare lo stesso posto. Eppure l’avventura non manca: nelle stazioni di servizio è meglio togliere la chiave sennò lui parte dimenticandosela e a lei tocca rincorrerlo, nei ristoranti si strafogano di tutte quelle schifezze che rallegrano poi la ripresa del viaggio a suon di pillole antibruciore, e nei campeggi danno spettacolo snocciolando luminosi ricordi di una vita su un lato del camper. Una volta rovinano entrambi a terra e passano la serata a cercare di rialzarsi e un’altra volta spaventano a morte due malviventi che li volevano rapinare.

È un viaggio contromano che non fa mai né ridere né piangere. È un momento della vita in cui non c’è mica tempo per la fuffa. Le forzature costano fatica. La vita è stata questa: quegli otto o nove eventi capitali e migliaia di altri assolutamente insignificanti che si rievocano più dei primi. C’è la vita, la morte, l’amore, la paura, non c’è aria fritta, non c’è spazio per il ricamo e per il bel sentimento. È forse per questo che il romanzo di Zaadorian, quando lo lessi qualche anno fa mi lasciò indifferente, almeno è così che ho pensato. Forse sotto sotto sono un lettore meno evoluto di quel che credevo e c’ho bisogno anch’io della mia dose di rassicurante retorica. Poi però, tempo dopo la mia vita ha preso una piega inaspettata. Tra un’angoscia e l’altra, per caso, ho ripreso in mano il libro e rileggendolo ho capito che la retorica non c’entrava proprio una mazza. C’entra solo la mia vergognosa paura di sentire qualcosa che in prima persona potrei vivere presumibilmente tra qualche decina di anni, e nei confronti della cui prospettiva preferisco vigliaccamente viaggiare contromano. Va letto, lo consiglio, ma dovete essere pronti a salire su quel camper.

Felicità - 33%
Tristezza - 90%
Appagamento - 81%
Profondità - 90%
Indice metatemporale - 87%

76%

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