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L’importante è esagerare. Storia di Enzo Jannacci – Nando Mainardi

Ci sono due modi, forse non solo, ma due di sicuro c’è ne sono per scrivere una biografia. Uno è l’agiografia, in cui tutto ciò che è toccato dal personaggio in questione è come se  fosse velato sin dall’inizio da un abbagliante destino. Magari citato anche aneddoti negativi riguardo al nostro, ma collegandoli in una sorta di via delle stelle in cui tutto è perfettamente sincronico e in armonia con “l’eroe”. L’altro modo di raccontare la vita di uomo di successo, metodo che trova spazio fra i biografi americani ed inglesi che si occupano di scienza, è quello di raccontare dei particolari quotidiani e semplici che spiegano perché Il tale personaggio sia arrivato a scrivere o a meditare una determinata cosa, scontrandosi con la realtà.

L’importante è esagerare”, biografia di Enzo Jannacci scritta Nando Mainardi e pubblicata da Vololibero, ha esattamente un approccio quotidiano, realista, va a cercare nei luoghi i momenti che hanno fatto, per volontà o necessità, di Enzo Jannacci un indiscusso maestro della canzone italiana.

“C’era un ragazzo con gli occhiali che suonava il pianoforte. Era magro magro un po’ giallino in faccia. Lo chiamavano tutti “Schizzo”. Era Enzo Jannacci.” 

Nando Mainardi ha un merito secondo me nel trattare una materia scottante come la biografia di uomo e di un artista così conflittuale come Enzo Jannacci: allontana il pettegolezzo e racconta, inquadrandoli storicamente, momenti semplici in modo cronologico lasciando che sia il lettore a potersi creare un opinione sugli avvenimenti.

Non credo sia solo un merito scientifico quello di Mainardi. Credo nell’autore ci sia anche un pudore  nel parlare di chi ha rivoluzionato la canzone italiana che non gli permette trascendere mai nel vizietto italiano di buttare tutto in pettegolezzo o peggio in bagarre politica. Mainardi racconta un uomo semplice, insicuro ma allo stesso tempo geniale e determinato. Un uomo capace di trasformare la paura, la rabbia, il sentimento di esclusione, in racconti archetipi. Racconti appena pennellati, ma che nascondono la paura di essere scoperti nudi, di essere dichiarati matti, di essere fatti fuori.

C’è più esistenzialismo in Jannacci che in tutto Heidegger e questo Mainardi lo racconta bene.

“E la generazione di chi è troppo giovane per fare le Resistenze, e poi si troverà troppo vecchio quando salterà fuori il ‘68”

Convincono anche le ricostruzioni storiche, lontane dal tormentone ideologico, ci raccontano anni fragili, ma allo stesso tempo pieni di creatività. Ci raccontano anni in cui i padri avevano fatto la Resistenza e i figli chissà. Non si possono capire le canzoni di Jannacci, ma neanche quelle di Gaber o Tenco, senza collocarle storicamente. Se non si immagina che cos’era la Milano degli immigrati (italianissimi, naturalmente), delle macchine a cambiali e quindi del grande boom, non si potrà capire che grande innovazione hanno portato questi artisti in Italia.

Mainardi inquadra anche la figura del cantautore, racconta una forma d’arte che nasce con delle specificità in Italia e che (volenti o nolenti, ancora) ha potuto svilupparsi proprio grazie al periodo storico in cui è nata.

“È proprio uno dei vicini di casa a pretendere che il bambino prosegua la precocissima formazione musicale, convincendo i genitori all’acquisto di un pianoforte.”

Jannacci viene raccontato nel rapporto con altri artisti, ovviamente, ma anche con la gente comune che lo ha amato e capito incondizionatamente sino alla fine dei suoi giorni. L’importante è esagerare”, è una biografia discreta che non cerca di guardare dal buco della serratura e proprio per questo, in molti passaggi fa salire un nodo alla gola di malinconia. Enzo Jannacci era anche questo,  Mainardi lo fotografa bene, un musicista che ride ma con le lacrime agli occhi.

“Lo sua attenzione va nuovamente oltre il fattore politico, che peraltro sta decisamente andando fuori moda e uscendo al discorso pubblico, e riguarda le tematiche più ampiamente esistenziale.”

Nando Mainardi – L’importante è esagerare. Storia di Enzo JannacciVololibero

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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