Marionette di O. Henry racconta sei personaggi che cercano di vivere rispettando la propria sensibilità o indolenza, facendosi trasportare dagli eventi sicuri che qualcosa succederà prima o poi, di bello o di brutto. Tutti cercano di far quadrare i conti tra loro e il mondo.
Marionette di O. Henry
Per parlare di un libro di O. Henry, bisognerebbe prima spendere del tempo a raccontare chi è stato il fantastico autore nascosto dietro questo pseudonimo. Infatti O. Henry altri non è che lo pseudonimo scelto per pubblicare i suoi innumerevoli racconti dallo scrittore statunitense William Sydney Porter vissuto a cavallo delle americhe tra la fine dell’800 e i primi del ‘900.
Una vita la sua che definire avventura sarebbe riduttivo, meglio definirla ipervissuta, giocando sul neologismo inventato di recente da Vasco Rossi. Sydney Porter ha vissuto più vite: quella del ragazzo in fattoria tuttofare, quella del farmacista, quella del banchiere in Texas che condizionerà poi terribilmente il suo futuro.
Tra le diverse esperienze di vita fatte da Porter, vi fu quella di essere contabile presso una banca che fu accusata di cattiva contabilità, denuncia che travolse il futuro scrittore (all’epoca ancora non scriveva ufficialmente), costringendolo a fuggire in Sud America per evitare il carcere. Pena che comunque sconterà quando per amore tornerà in Texas a soccorrere la moglie malata.
Mille impieghi, mille traversie, centinaia di mondi intravisti e ipervisti, per un uomo che proprio da questa vita avventurosa ha potuto cogliere una filosofia di vita profonda e sagace, ironica e fatalista.
Far quadrare i conti con il mondo
Ne è un caso felice il libro di cui parliamo oggi, Marionette, il cui titolo apre già un dibattito. Chi è la marionetta? Un corpo legato ad un filo che fa ciò che vuole il burattinaio, oppure una figura che apparentemente sceglie ma che in realtà viene guidata dal destino? Porter non scioglie mai il dubbio, lo lascia al lettore, lui intanto racconta le cose che accadono.
Una capacità di osservazione e di raccolta dalla strada di cui O. Henry scrittore non fece mai mistero, come se la cosa facesse parte della sua intima confidenza col mondo, una sorta di chiave di lettura immediata. Chiave che ovviamente doveva prevedere una vicinanza intima col popolo più basso, col popolo di chi vive alla giornata in cerca di fortuna, senza grandi ideali. “L’amore, il lavoro, la famiglia, la religione, l’arte, – dichiarerà – sono delle parole prive di senso per chi muore di fame”.
Così troviamo sei personaggi che cercano di vivere rispettando la propria sensibilità o indolenza, facendosi trasportare dagli eventi sicuri che qualcosa succederà prima o poi, di bello o di brutto. Si aspetta qualcosa dal futuro la giovane innamorata delle stelle che non sa cosa mangiare e il vagabondo che spera di essere arrestato, ma anche il buon ladro che si trasforma in assassino per amore. Tutti cercano di far quadrare i conti tra loro e il mondo.
Le parole di O Henry scivolano bene, sono spesso poetiche, ma mai ricercate per stile, sempre essenziali al racconto e allo svolgimento della narrazione. Troviamo spesso, all’interno di una descrizione, di un particolare, questa grande capacità di osservazione e di empatia che sa trasportarci immediatamente tra i vicoli da lui raccontati, dentro il paltò dei suoi protagonisti.
Contemplò con improvviso orrore l’abisso in cui era precipitato, le giornate degradanti, i meschini desideri, le stelle, le speranze, lo spreco di intelligenza, la bassezza dell’azione in cui era fatta la sua vita. E subito il suo cuore rispose palpitante a questa nuova disposizione.
Marionette può essere un buon viatico per chi vuole approcciare la letteratura americana di inizio ‘900, partendo da O. Henry e poi magari passando a London e Faulkner.
O. Henry – Marionette – Paginauno
Traduzione: Elena Racca Bruno