Il romanzo di Maddalena Mantovani “Prima la voce” parte dall’incontro di una giovane donna, Emma, con un uomo molto attraente, Jacopo Doschi, proprietario di un palazzo-museo a Roma ricolmo di opere d’arte. Galeotta è stata la voce dello stesso Jacopo che è stata utilizzata per registrare l’audioguida che accompagna i visitatori nell’antica dimora.
“Non era ciò che aveva detto che l’aveva colpita, ma il timbro pacato e avvolgente con il quale si era espresso. Emma lo ascoltava, man mano che procedevano tra una stanza e l’altra, ignara dei gesti di suo padre che tentava di richiamarne l’attenzione per indicarle qualcosa, mentre lei volgeva lo sguardo nella direzione suggerita dalla guida che le parlava nell’orecchio” scrive l’autrice.
Il racconto culmina ben presto in un vero e proprio giallo, fatto di interrogatori serrati per far luce sull’omicidio di un’affascinante professoressa universitaria, ex consorte del Doschi e attuale amante dell’istrionico Francesco, gemello di Jacopo, attore teatrale per professione e rubacuori per vocazione.
I personaggi che a vario titolo gravitano attorno alla famiglia Doschi passeranno al vaglio di un commissario di polizia donna, la dottoressa Damiani, una persona tanto stravagante quanto puntigliosa e scaltra negli interrogatori e nelle ricostruzioni dei fatti, che riuscirà a far emergere il colpevole in breve tempo.
Più che sulla suspense e sui colpi di scena, nel libro l’attenzione è posta sui personaggi, soprattutto sulla protagonista Emma, stretta tra l’amore e l’apprensione per il suo uomo, di cui sa parecchio ma non tutto. I personaggi sono ben caratterizzati e si legano tra loro con raffinatezza grazie a una notevole capacità di costruzione narrativa da parte dell’autrice. Ogni personaggio è enigmatico e al tempo stesso affascinante dal punto di vista psicologico. Alla storia principale si intrecciano vicende parallele, come quella di Federica, più o meno coetanea di Emma, alle prese con uno stalker e un compagno molto geloso e violento.
Tutto tesse la tela di una giallo suggestivo e coinvolgente, dove non mancano interessanti riferimenti all’arte e alla bellezza. Il lettore è piacevolmente intrappolato nel romanzo e quando, conclusasi l’indagine, uscirà dalla storia insieme ai personaggi, guardando verso la porta che si chiude, può solo sperare che la dottoressa Damiani non pensi più all’agognata pensione e lo possa portare verso un’altra vicenda da districare.
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