il cavo dell'onda alice rivaz

Il cavo dell’onda, Alice Rivaz

I libri di Alice Rivaz sono un piccolo piacere, quasi intimo. Eppure affermarlo vorrebbe ridurre una parte della letteratura della scrittrice svizzera. Per cogliere appieno la scrittura profonda ma sempre discreta, leggera, mai barocca della Rivaz bisogna lasciarsi cadere nei suoi libri, lasciarsene avvincere, finché ad un certo punto non ci troverà commossi come di fronte ad un diario

Eppure il minimalismo che per certi versi accosta la sua scrittura alla pagine più belle della Katherine Mansfield (citata non a caso ne Il cavo dell’onda), fa da contrappeso a tematiche politiche, sociali, legate all’identità femminile che invece avvicinano la Rivaz alla Atwood. 

Colpisce però sempre la profonda intimità che Alice Rivaz riesce a creare coi suoi personaggi e di conseguenza coi suoi lettori, come se le descrizioni fossero sempre ad un passo dall’auto confessione. Ma il processo non si compie mai definitamente lasciando sempre un contegno sulle figure disegnate, che vivono i loro mondi interiori in un perfetto equilibrio tra elucubrazione e pragmatismo. 

Nel caso de Il cavo dell’onda lo sguardo della narratrice è particolarmente equilibrato, ponderato, anche perché i corpo a corpo affrontati dai personaggi del romanzo con i loro desideri o le loro ambizioni andranno ben oltre il pudore per dilagare, in molti casi, nella presa di coscienza della proprio fallimento.

Ad aprire Il cavo dell’onda è la Signora Peter alle prese con l’organizzazione di una manifestazione per chiedere la pace, vicina di casa di Hélène Blum la bella e affascinante ricercatrice sui temi del lavoro e della giustizia sociale. Ed è proprio una ricerca sulla razionalizzazione del lavoro in Inghilterra ad occupare le notti di Hélène, ormai decisa (o rassegnata) a vivere da sola, senza un amore, senza un uomo. Mentre le pagine battute di notte riportano inevitabilmente alla solitudine, al lavoro come unica ragione di vita, si affaccia un pensiero strisciante nella testa Hélène: ma se la rinuncia all’amore non fosse per forza rinuncia ad un figlio? 

André Chatenay, ex amante di Hélène, ha sposato Nelly una cantante che a dire del marito sta sperperando il proprio talento. Un matrimonio infelice che all’apice del suo fallimento silenzioso chiude André nel materialismo estetico, in un’utopica passione per la critica musicale e per i cruciverba. Tanti modi diversi per nascondere il fallimento e la fuga dalla quotidianità. 

Oltre ad Hélène e André compaiono gli altri personaggi già presenti in Come la sabbia, libro che racconta gli stessi personaggi cinque anni prima. La Rivaz intreccia le vite dei personaggi usando il palazzo di Hélène, l’ufficio presso cui sono impiegati e pochi altri interni (tra cui la casa di André), disegnando un congegno a circuito chiuso che avvince. 

Il Cavo dell’onda, tra riflessioni e attualità

L’attualità delle riflessioni della Rivaz non sono certo un elemento originale da citare, famosa per il suo femminismo, la sua considerazione delle minoranze, ma c’è un punto che colpisce profondamente tra le pagine di Il cavo dell’onda: l’incontro tra Hélène e un ebreo in fuga dalla Germania nazista. L’incontro è risolto in poche righe, le riflessioni di Hélène invece si spegneranno dopo alcune pagine solo con l’oblio del sonno, perché la coscienza della donna si troverà dopo tanta “teoria” di fronte dall’incarnazione delle proprie convinzioni sull’uguaglianza e sulla dignità umana. Pagine veramente toccanti e attuali.

Il piacere di leggere Alice Rivaz è intimo, profondo ma mai quanto oggi attuale, per questo dobbiamo essere lieti che Paginauno, casa editrice giovane ma già molto apprezzata, abbia avuto l’ottima idea di riproporla al pubblico italiano proprio in un momento in cui noi europei ci troviamo a confrontarci con il tema della solidarietà e della giustizia sulla pelle, fuori dalla teoria. 

Autore:Alice Rivaz
Curatore:Alberto Panaro
Editore:PaginaUno
Collana:Narrativa
Anno edizione:2021
In commercio dal:2 dicembre 2021
Pagine:320 p., Brossura
EAN:9788899699598

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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