Le lacrime di Nietzsche – Irvin D. Yalom

A volte penso a come sarebbe interessante uscire a cena con dei geni filosofici del passato. Nello specifico, vorrei non dover più scrutare le personalità dalla finestra delle loro opere, ma vederli immersi nel fluire della vita vera per capire la cifra puramente umana da cui germoglia una così complessa architettura speculativa.

Poi mi capita tra le mani “Le lacrime di Nietzsche”(When Nietzsche wept) e mi accorgo che Irvin D.Yalom fa molto di più rispetto al compiacere questa mia ricorrente fantasticheria.

Un romanzo bellissimo che fa accedere alle labirintiche personalità di Josef Breuer, prestigioso medico viennese, maestro e amico di Freud, e di Friedrich Nietzsche, dirompente pensatore che accende il panorama filosofico europeo di fine Ottocento.

Le fondamenta che fanno da premessa al romanzo sono fatti storici risalenti agli anni ottanta del XIX secolo. Friedrich, in quegli anni, era stato introdotto a Lou Salomé dal suo amico Paul Rée; Lou è un’intellettuale di origine russa dotata di fascino, di una certa irriverenza e di una capacità di leggere chi aveva di fronte. Il suo indiscutibile charme si riversa anche nei cuori di Paul e Friedrich e la loro intensa amicizia che aveva dato vita a una profana trinità, presto si crepa di sentimenti di gelosia. Friedrich finisce, infatti, di innamorarsi di Lou, la sola con cui riesce a condividere i suoi segreti e la sua filosofia “inattuale”.

Il rifiuto di lei di fronte all’amore di lui, getta Nietzsche in una solitudine desolante e corrosiva, fatta di violente emicranie, crisi depressive, tendenze suicide e lettere disperate che lo tengono stretto al ricordo di Lou.

Da qui si srotola il filo di una storia travolgente che inizia su un tavolino del Cafè Sorrento di Venezia, dove il Dottor Breuer accetta un’ardita richiesta d’aiuto di Lou Salomè che vuole salvare un ancora sconosciuto Friedrich Nietzsche. 

Voi volete che mi incontri con un certo professor Nietzsche che considerate uno dei più grandi filosofi del nostro tempo per persuaderlo che la vita- o perlomeno la sua vita- è degna di essere vissuta. E per di più dovrei riuscire a fare tutto ciò senza che il nostro filosofo lo sappia.

Attraverso il rapido peggioramento dei suoi mali fisici, Nietzsche contatterà il Dottor Breuer. A partire dalla cura di questi, Josef cercherà, come chiesto da Lou, di insediarsi nel paziente girando per le stanze della sua coscienza e cercando una porta socchiusa da poter spalancare per avviare una vera e propria cura. Operare l’anima di Nietzsche con il bisturi della parola parlata è, difatti, l’intuizione che fa di Breuer uno dei padri della psicoanalisi e che fa anche da fil rouge di questo romanzo. 

Tuttavia, aprire varchi senza far rumore è cosa ardua, soprattutto perché Friedrich è un interlocutore che al minimo cigolio di una porta, ricontrolla tutte le serrature della sua anima per rimanere impermeabile a ogni tentativo di aiuto che vada al di là delle terapie farmacologiche.

La resistenza che fa Friedrich si spiega alla luce della sua sensibilità al tema della potenza:

Nessuno desidera aiutare un’altra persona: al contrario si desidera unicamente dominare e accrescere la propria potenza. (…) La vostra pietà per me, la vostra carità, la vostra partecipazione, le vostre tecniche per aiutarmi, per gestirmi… gli effetti di tutto ciò vi renderanno più forte a spesa della mia potenza. Non sono abbastanza ricco da permettermi un simile aiuto!

Tale posizione di Nietzsche trasformerà gli incontri con il Dottor Breuer in una lunga partita di scacchi in cui Josef avanza tentativi sempre più camuffati di far luce sugli abissi dell’animo di Fredrich. E ci riuscirà. 

Prima di giungere a questo ambito traguardo si susseguono dialoghi serrati riguardo i grandi temi esistenziali che germogliano sui ritagli di esperienze personali di Breuer, il quale finirà in un frullatore di emozioni che dovrà esaminare per riscoprire sé stesso attraverso le provocatorie pillole nietzschiane.  

Si delinea un rapporto terapeutico in cui i ruoli si confondono, ma in cui è chiara la necessità di decostruire e costruire parti di sé per diventare quel che si è. 

Si deve essere pronti ad ardere della propria fiamma: com’è possibile rinnovarsi senza prima essere divenuti cenere?

Gemme della filosofia di Nietzsche sono perfettamente incastonate nel racconto e fanno da guida per una lunga autoriflessione. 

Forse credere in Dio è una scelta.

– Non è una scelta da uomo. Non è una scelta umana, ma l’aspirazione a un’illusione esterna a sé stessi. Una simile scelta, dell’altro, del soprannaturale è sempre debilitante. Sminuisce sempre l’uomo. Mentre io amo ciò che ci fa più grandi.

E ancora:

Non dobbiamo creare… non dobbiamo diventare… prima di riprodurci? La nostra responsabilità nei confronti della vita è creare il superiore, non riprodurre l’inferiore. Nulla deve interferire con la formazione dell’eroe che c’è dentro di noi. 

Un libro che mette fame di filosofia nietzschiana e che scorre veloce pagina dopo pagina. Un immancabile incontro tra due geni che risulta una rara collisione tra due stelle: anime che inizialmente si scontrano, si sfidano, ma poi fondono i loro nuclei in un’esplosione luminosa che li forgerà con nuove consapevolezze.

Una buona lettura è tale in quanto sembra avvicinarci a una qualche verità e questo libro ci fa mettere la testa fuori dalla buca dell’io convenzionale per attingere un po’ di verità riguardo noi stessi.

Ma quanta verità riusciamo a tollerare?

 

Traduttore:Mario Biondi
Editore:Neri Pozza
Collana:Biblioteca
Anno edizione: 2010
In commercio dal: 21 ottobre 2010
Pagine: 445 p., Brossura
EAN: 9788854504349


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Su Sofia Giuliani

Mentalmente iperattiva, amante dell'ironia di Woody Allen, dei quadri di Monet e della musica che ti fa ballare. Non particolarmente entusiasta della realtà, giro film nella mia testa per passione. Gusti difficili in tutto tranne che per i vini. Ingredienti che rendono facilmente intuibile la mia laurea in filosofia.

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