Il sogno della macchina da cucire
Il sogno della macchina da cucire di Bianca Pitzorno
Abbiamo imparato a conoscerla e ad amarla grazie ai suoi meravigliosi testi, ma dopo aver letto tutto d’un fiato il suo ultimo romanzo e averlo digerito (come è giusto fare dopo ogni buona lettura), non possiamo far altro che affermare che anche questa volta Bianca Pitzorno non ha sbagliato un colpo e ci ha regalato l’ennesimo capolavoro. Con questo libro, pubblicato da Bompiani nel 2018, l’autrice sarda propone ai suoi lettori la storia di una sartina vissuta a cavallo tra Otto e Novecento in una realtà fatta di pochi diritti ma di grandi passioni.
“Ascoltami” disse gravemente miss Lily Rose. “Sei giovane, e ti può capitare di innamorarti. Ma non permettere mai che un uomo ti manchi di rispetto, che ti impedisca di fare quello che ti sembra giusto e necessario, quello che ti piace. La vita è tua, tua, ricordalo. Non hai alcun dovere se non verso te stessa.”[1]
Queste parole, espresse con forza e decisione, vengono rivolte alla nostra protagonista, ma allo stesso tempo si fanno strada nella mente di ogni lettore: infatti miss Lily Rose si rivolge a ogni persona, ogni donna e ogni uomo, e si fa portavoce di un messaggio utile per la costruzione del futuro di tutti, nessun escluso.
Sarà una giovane sartina di umili origini la narratrice di questa storia; colei che ci mostrerà parte della sua vita e ci renderà partecipi della sua crescita che verrà inevitabilmente condizionata dalle altre vite che incontrerà lungo il suo percorso.
In questo romanzo, così come negli altri testi scritti dalla Pitzorno, l’autrice sceglie una trama che non si preoccupa di proporre un modello ideale ma, al contrario, parla al lettore del mondo[2] e lo accompagna tra infinite possibilità interpretative e di comprensione.
A questo punto non ci sono più dubbi (non che ne avessimo molti): siamo di fronte a una scrittrice che «dà voce a bambine e giovani donne capaci di grandi passioni, determinate, coraggiose, intelligenti, anche trasgressive e irriverenti nella manifestazione del loro dissenso contro una morale adulta stereotipata e conforme»[3]
Spunti didattici:
La lettura di questo libro è adatta a partire della scuola secondaria di primo grado in poi, senza alcun limite di età, ma soprattutto senza distinzione di genere. Con questo romanzo Bianca Pitzorno conduce i lettori verso profonde riflessioni e li invita a parlare di svariati argomenti. Questo libro, infatti, è un ottimo punto di partenza per discutere in classe di lavoro, sfruttamento e diritti, soprattutto quelli delle donne. Si crede erroneamente che questi grandi temi siano unicamente legati al periodo storico descritto nel libro, ma sappiamo che non è così: ci viene mostrata la fotografia di un tempo apparentemente lontano ma che in realtà non è così distante. Per questo si può pensare di individuare con gli studenti i nodi problematici della società di ieri e di oggi.
Narrare della sartina di allora significa parlare delle donne di oggi e dei grandi sogni che per tutte dovrebbero diventare invece diritti: alla libertà, al lavoro, alla felicità.[4]
Lo consigliamo a… tutti coloro che non si arrendono, che credono e lottano per i loro sogni e i loro diritti.
[1] B. Pitzorno, Il sogno della macchina da cucire, Bompiani, 2018.
[2] Cfr. B. Pitzorno, Storia delle mie storie, Parma, Nuova Pratiche Editrice, 1995.
[3] C. Lepri, Parole in libertà. Infanzia, gioco e linguaggi poetico-narrativi, Roma, Editoriale Anicia, 2013, p. 180.
[4] B. Pitzorno, Il sogno della macchina da cucire, Bompiani, 2018.
Bianca Pitzorno – Il sogno della macchina da cucire