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Lettere a una fanciulla che non risponde – Davide Orecchio

Lettere a una fanciulla che non risponde di Davide Orecchio è un romanzo epistolare a senso unico, una distopia che guarda al futuro come una realizzazione ulteriore dell’attualità, fantascienza in cui viene traslato sulle macchine l’elemento umano e che dunque si fa riproposizione dei sentimenti in un contesto inaspettato, ma soprattutto propone un’imprevedibile storia d’amore e di parola che fa del contesto uno sfondo suggestivo per eternare l’espressività umana.

Lettere a una fanciulla che non risponde di Davide Orecchio

La terza storia di Felix, di Sapiens, preferisco conservarla per una delle prossime lettere, una lettera che scriverò ancora nell’inchiostro preistorico e ti manderò sempre via cargo, in attesa che tu la legga e che non risponda, ma quanto può durare l’attesa di una mancata risposta?, esiste un tribunale che la certifichi e quindi sentenzi, “questa risposta non arriverà mai, il tempo dell’attesa è scaduto”?

Romanzo epistolare a senso unico, che poi non è neanche vero, perché la destinataria delle missive, pur non rispondendo al mittente, annota la propria storia sulle lettere ricevute, monologando con un vecchio amore. Distopia che gioca con le carte della società in cui viviamo, che guarda al futuro come una realizzazione ulteriore dell’attualità. Fantascienza in cui viene traslato sulle macchine l’elemento umano e che dunque si fa riproposizione dei sentimenti in un contesto inaspettato. Questo romanzo di Orecchio può essere considerato sotto molti punti di vista e tutti ritoccati dall’autore, ma soprattutto propone un’imprevedibile storia d’amore e di parola che fa del contesto solo uno degli scenari possibili, uno sfondo suggestivo per eternare l’espressività umana.

LB è un lovebot, robot costruito per il sesso, che finisce per innamorasi di Livia, la sua acquirente. Livia si ammala di una sindrome incurabile e caccia LB a causa del suo maldestro tentativo di accudirla, per quello ci sono i curabot, perché le macchine hanno precise specializzazioni. LB si ritrova a viaggiare in esilio e, con mezzi antiquati come calamaio e carta, scrive lettere a Livia senza ricevere mai risposta. Livia, invece di rispondere, annota il ricordo della sua delusione d’amore giovanile, il punto da cui scaturisce la sua prigionia sentimentale, naturalmente senza mai ricevere risposta nemmeno lei, annota per sé stessa dato che le sue mancate risposte le ha già avute e continua a soffrirle.

In qualche modo si tratta di un romanzo anche di formazione, perché LB, da macchina del sesso che è stata progettata, impara inaspettatamente l’amore con Livia e poi conosce il mondo nell’esilio. La prosa di Orecchio segue questo percorso, le missive di LB poggiano all’inizio su una lingua impacciata, confusa e incapace di incanalare i sentimenti, ma anche il racconto rimane meccanico, costretto in una goffaggine imbarazzata. Durante il viaggio solitario, LB acquista padronanza della parole parallelamente alla consapevolezza del mondo, la sua lingua si fa più sciolta e suggestiva, i suoi racconti più centrati, le descrizioni dei paesaggi evocative, l’espressione dei propri sentimenti articolata. LB impara il mondo, ma soprattutto impara a raccontarlo, non simula più la parola ma la vive.

Lettere a una fanciulla che non risponde

Attaccati alle storie

Ho deciso che non so nulla e per questo ho deciso il racconto, che è se non sbaglio il tentativo di spiegarsi la vita riepilogando dal principio alla fine, il racconto è dove la mia ignoranza prende una forma così che io posso vederla, e la vedrai bene anche tu, accetti il termine vita se parliamo di me?, acconsenti che a che io affermi di essere vivo?, finché sono stato con te è stata vita, acconsenti?

Le lettere per Livia riportano le storie che LB apprende da esseri che incontra, ma le storie scritte da LB potrebbero anche essere inventate, perché quello che conta è la funzione di ancoraggio che le storie hanno. LB scrive storie a Livia per tenere vivo il sentimento che prova per lei, il suo raccontare è il moto stesso del suo amore, è il senso in cui si rifugia di fronte all’ostinato silenzio dell’interlocutrice. Attraverso le lettere, LB fa sopravvivere il rapporto con Livia e finché sopravvive il rapporto LB scopre il modo di andare avanti, scorge un angolo di sopravvivenza e vi si ripara dalla solitudine, dall’indifferenza. Se ci sono storie da raccontare, se vengono spedite lettere, esiste ancora un rapporto, nella parola si concretizza e sopravvive l’amore.

Tutto questo sospirare di sentimento viene da un robot verso un essere umano, il robot anela una risposta da un essere umano che reagisce in modo freddo. Il mondo proposto da Orecchio vede diverse tipologie di robot impiegati in specifiche funzioni, dei multiarto che nascono con sei braccia e dei maiali che camminano su due zampe e parlano. In un contesto in cui il clima rende la sopravvivenza complicata, tutte queste creature sono sottomesse all’uomo, vivono tutte di solo lavoro, o spettacolarizzazione in qualche caso, e nelle parti delle città meno prestigiose. Dunque l’essere umano è il padre e padrone di un esercito di sottoposti che sono pensati per non disturbare, ma il risveglio delle coscienze è dietro l’angolo anche dove non è previsto e la coscienza porta con sé conseguenze che non dovrebbero essere sottovalutate da chi la coscienza forse l’ha dimenticata per strada pur trovandosela innata.

La costruzione del mondo, le storie narrate per lettera, la ricerca della cura per Livia da parte di LB aggrappata alle parole di un robot incontrato durante il viaggio, le dinamiche sociali che emergono, i paesaggi post apocalittici ma di un’apocalisse all’orizzonte, sono tutti elementi che danno un tono malinconico e rarefatto alle pagine. Orecchio riesce a proporre un’eventualità dai molti risvolti, ma tutti permeati da un profondo senso dell’umano, dei suoi difetti e delle possibilità, del suo inarrivabile slancio alla distruzione e al sopruso e delle pieghe di resistenza difficili da stirare, anche dovessero presentarsi laddove non sono attese e forse bisognerebbe chiedersi perché non si presentano dove lo sarebbero.

Davide Orecchio – Lettere a una fanciulla che non rispondeBompiani

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