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Serie A, pagelle quarta giornata. Che (Av)Ventura il Toro!

L’Inter non molla. È a punteggio pieno, vince ancora di misura e sa soffrire. Per ora sono i nerazzurri a guardare tutti da lassù: “provate a prenderci” sembrano dire, con grande sicurezza di sé, gli uomini di Mancini. Un coro simile proviene anche da Torino, sponda granata.

“Provate a prenderlo per le corna questo Toro, se ci riuscite!”. Contro la Samp gli uomini di capitan Ventura vincono 2-0 con la doppietta di Quagliarella. Una piacevole conferma. Nella partita coi blucerchiati il primo tempo dei granata è stato esemplare, il match si è giocato in una sola metà campo e con un’ampiezza di gioco tale da permettere agli uomini di Ventura di mettere in mostra diverse soluzioni offensive. Un dominio totale.

La difesa coi navigati Moretti, Bovo e Glik è una sicurezza (anche in zona gol), Bruno Peres è un Maicon meno appesantito (e meno avvezzo alla birra), mentre Quagliarella più invecchia, più segna. Senza dimenticare Baselli, Zappacosta e Belotti: gioventù al potere. Oltre agli uomini è il sacrificio a fare la differenza, perché il pressing asfissiante di un attaccante come Belotti non è per niente cosa scontata.

Se il Toro vede rosso e impazzisce di gioia, il merito è di Giampiero Ventura. Un signor allenatore non solo per come fa giocare la squadra, ma anche per il suo comportamento in sede di analisi della partita davanti alle telecamere: lucidità e fermezza, sempre. Senza tralasciare quel pizzico di ironia, come quando afferma che “ora l’Inter è a due punti, lottiamo per lo Scudetto”. Geniale.

Voto 8. Lord Ventura

Per usare un termine tanto caro ai bookmaker, la partita del Toro è una delle sei di giornata che è finita in “no goal”: una delle due squadre non è andata in rete. Tra le altre cinque spicca la manita del Napoli alla Lazio, con un gioco decisamente fluido ed organizzato. La personalità genuina di Sarri ha portato una ventata di umiltà nello spogliatoio ed è da lì che rinasce il vero Napoli. Senza questa umiltà, per esempio, Higuain avrebbe avuto ancora la presunzione di chiedere di essere servito direttamente sulla linea di porta per spingere dentro la palla e prendersi tutti i meriti. Da prima donna, citando Sarri nel postpartita.

Invece contro la Lazio è andato a cercarsi la palla, ha sfruttato al volo gli errori degli avversari e segnato anche partendo da lontano. Da vero campione.  Il Napoli non è solo Higuain, ci sono anche Insigne (Conte lo avrà notato finalmente?), Hamsik, Callejon, Mertens e Allan. Il tutto senza prendere gol.

Insomma, qualcuno dica a Benitez che, coi giocatori che aveva a disposizione, non ha fatto il massimo. Avrebbe potuto fare molto ma molto di più.

Voto 7. Bentornato Napoli

L’imminenza del turno infrasettimanale impone anche una certa cautela sui giudizi: tra due giorni potremmo essere qui a smentire quanto di buono affermato sui grandi protagonisti di giornata. Una cosa però è certa: Pogba è tornato ad essere decisivo. Perché ha segnato e regalato tre punti d’oro alla Juve. Perché ha preso quel fardello, rappresentato dalla maglia numero dieci, ed ha detto a tutti che lui c’è ancora. La dieci non è solo un numero, è responsabilità e capacità di decidere le partite.  Al momento non è quello dello scorso anno, ma da oggi abbiamo la certezza che le voci di mercato non lo hanno completamente trasformato. Sa ancora essere decisivo: quattro tiri, un gol (e mezzo).

Voto 7. Presente

E la Roma? Le prime giornate non avevano lasciato in eredità una squadra da Scudetto? No, Garcia non sembra davvero pronto.

I buonissimi segnali delle partite contro Juve e Barca non possono certo affondare di fronte ai colpi di un organizzatissimo Sassuolo (a proposito, complimenti a Di Francesco). Eppure esagera col turnover e si fida troppo delle sue seconde linee (con tutto il rispetto per la carica dei 300 di Totti). Il risultato è una difesa troppo insicura, bucata da Defrel e Politano. Maicon e Torosidis sembrano un po’ troppo arrugginiti, Florenzi e Digne erano davvero così stanchi? Dov’è finito Castan?

Scendono le quotazioni di Rudi, un allenatore in difficoltà nella gestione della propria rosa. Ha ancora qualche settimana per dimostrare il contrario.

Voto 5,5. Faccio un altro cambio

Nelle bocciature di giornata c’è spazio anche per la Lazio e, in particolare, per la sua difesa.

Mauricio, Hoedt, Radu e Basta hanno visto i sorci verdi di fronte ad Higuain & co. Ma non è la prima volta in questa stagione, perché anche i quattro gol subiti col Chievo hanno un peso specifico di non poco conto.

Come mai questa disfatta? Ridendoci su, si potrebbe pensare ad un problema di comunicazione: tra olandesi, spagnoli e rumeni (col portiere italiano) non ci si riesce a capire in una lingua comune ed i risultati sono movimenti scoordinati e chiusure tardive.

Scherzi a parte, la questione era già stata sollevata dall’infortunato De Vrij nella scorsa stagione. “Non parlo ancora italiano e pochi miei compagni sanno l’inglese. Per me è un problema farmi capire.” aveva affermato l’olandese. Ora, ad un anno di distanza, il problema è sempre quello. Il suo connazionale Hoedt non è riuscito a prendere neanche la targa di Higuain. Pessima serata, da incubo.

Voto 4. Qualcuno gli regali un traduttore

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