A Natale di solito non si lavora. Si sta in famiglia, è vero, ma si ha anche il tempo per fare i conti con la propria vita e con quello che si avrebbe voluto e che non si ha mai avuto la forza o il coraggio di prendersi. Il tutto amplificato e distorto da quel buonismo natalizio, che se non sei in vena, è più deleterio della luce per i vampiri, della Juve per un interista, della kriptonite per Superman, del rosso per Berlusconi e via discorrendo. Chi a Natale non ha mai pensato di prendere, mollare tutto e scappare via? E chi, dopo averlo pensato, ritorna mestamente ad accontentarsi di quello che ha?
Ecco, tutto questo Dario Brunori ce lo spiega in maniera egregia ne La Vigilia di Natale, penultimo pezzo della tracklist del suo terzo album, Il Cammino di Santiago in Taxi. Trovo sia una canzone bellissima e vera per molti di noi. Quando la ascoltai per la prima volta, rimasi colpito da un verso che reputo particolarmente indicativo e non perché io sia attualmente in sovrappeso: “Quest’anno a Natale, volevo morire. Poi ho visto l’orario e sono andato a dormire. Ho spento la luce e la stella cometa: finite le feste, mi metterò a dieta.” Ci vuole coraggio a mollare tutto, ma ci vuole coraggio anche a scegliere di rimanere. Sempre che di coraggio si tratti.