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Serie TV anni ’80: i 5 personaggi che avrei voluto essere

Le serie TV degli anni ’80 mi hanno fatto crescere per come sono, al pari della famiglia e della scuola, forse con un ruolo ancora maggiore. Ci sono personaggi di cui ho sognato per interi anni di vestire i panni, sicuro di poter agire nello stesso modo e forse anche meglio. Le serie TV avevano, rispetto ai cartoni animati, uno svantaggio e un vantaggio: il primo è che non avevano modo di far accadere tutto quello che si poteva inventare nei cartoni animati, il secondo è che potevamo dare un volto reale ai protagonisti.

Classe ’78, non dovrei aggiungere altro in quanto trattasi della miglior classe in assoluto. Anche la ’79 non è male, molto vicina alla ’78 anche se non proprio la stessa cosa, però ottima nulla da dire. Un giorno mi dilungherò su tale questione, o forse no non è necessario essendo tutto già così chiaro e lampante. Comunque non è di questo che voglio sproloquiare, ma di quelle serie tv che hanno accompagnato noi del ’78, quindi siamo in pieni anni ’80. Non voglio sentenziare su quali siano state le migliori e nemmeno quelle che più piacevano a me, mi concentrerò sui personaggi nei cui panni, a quell’età, avrei voluto essere. Ci aggiungerò anche le considerazioni a distanza, cioè come vedo oggi i personaggi ammirati tanti anni fa.

5. Gomez – La famiglia Addams

gomez

Ieri. Apparentemente l’unico normale, insieme ai figli, in una famiglia di strambi. Va da sé che normale non lo è nemmeno lui, anche se la propria stranezza non appare nell’aspetto. Quello che mi affascinava era l’atteggiamento di questo padre di famiglia: sempre allegro e con una voglia matta di giocare. Non solo non si accorgeva di quanto aveva intorno, ma lo apprezzava in modo entusiastico, sempre pronto ad elargire complimenti, entusiasta di qualsiasi iniziativa i famigliari proponessero alla sua attenzione. Innamorato follemente di quella donna dalle abitudini contestabili ma dal carisma indubitabile di sua moglie, galante e fedele.
Da piccolo mi affascinava l’idea di condurre un circo del genere, mal visto da tutti gli altri ma con una convinzione granitica al proprio interno. Sì avrei davvero voluto condurlo io quel circo e lo avrei fatto con la stessa allegria di Gomez.

Oggi. Si sa che la vecchiaia ci lega maggiormente alle convenzioni sociali, quindi l’idea di appartenere ad una famiglia del genere mi metterebbe in un disagio perbenista. Non che all’epoca fossi immune agli imbarazzi da convenzioni, ma vinceva la convinzione che in una famiglia del genere mi sarei divertito parecchio e si sarebbero divertiti i miei coetanei che avessi invitato. Diciamo che oggi non mi dispiacerebbe affatto essere Gomez, ma solo a tratti e senza dichiararlo in pubblico, l’imborghesimento scorre ormai nelle mie vene.

4. Luke Duke – Hazzard



Ieri. Lo so troppo facile. Che poi sarebbe andato bene pure Bo, ma se mi avessero fatto scegliere avrei preferito il moretto. Macchina figa, successo con le donne, corse folli in fuga dalla polizia, uno zio saggio e simpatico, una cugina venuta su come se un dio in persona l’avesse disegnata, divertimento, spensieratezza. E poi il cattivo e i suoi aiutanti che più fumettistici non si potrebbe, riuscire a fregarli pareva davvero fin troppo facile, già a quell’età ti dicevi che avresti potuto farcela anche tu. C’erano tutti i lati positivi di essere eroi senza rischiare tutto sommato una cippa. Se pensiamo poi che anche il poliziotto mezzo scemo si mette con Daisy, allora davvero il paradiso sembrava sceso in terra.

Oggi. Anche oggi non mi dispiacerebbe una situazione come quella, ma la vecchiaia mi fa guardare con occhio meno benevolo tre elementi. Primo. La paura che oggi avrei a fare quei voli in automobile. Ora so cosa vuol dire guidare una macchina e che effetto fanno le lamiere che sbattono e non ci tengo minimamente a sfiorare il disastro ogni due per tre. Secondo. Mi sono imborghesito, l’ho già dichiarato prima, e in quelle campagne e in quella cittadina in cui è ambientato il tutto credo che mi romperei le palle dopo una settimana. Terzo. Era tutto molto semplice, quasi fumettistico e ormai i miei sogni di gloria si sono fatti più raffinati, di una pretenziosità meno spontanea.

3. Michael Knight – Supercar

Ieri. Michael sì che ci sapeva fare, lo dimostrano i limoni che si guadagnava quasi in ogni finale di puntata. Ma all’epoca naturalmente quello che attirava maggiormente la mia attenzione era l’automobile. Bella a vedersi, velocissima, ricca di optional e parlante. Il protagonista se ne andava in giro chiacchierando con la sua macchina, lasciandola guidare quando non aveva voglia di sbattimenti, prendendo i comandi quando si trattava di fare sul serio. E poi la chiamava con l’orologio, davvero troppo ma troppo figo. Poteva succedere qualsiasi cosa negli episodi, ma l’unica a contare davvero era che Michael si accompagnava a KITT, avrei scambiato qualsiasi amico e parente per quella macchina.

Oggi. Di certo girare con KITT sarebbe interessante, ma onestamente avere sotto il culo una macchina sapientona e pronta a romperti i coglioni a suo piacimento non mi farebbe impazzire. Preferisco la china che sta realmente prendendo la tecnologia applicata all’automobile, supporti che aiutano la guida ma nulla che avanzi pretese.

2. Tiberius Kirk – Star Trek

Ieri. Essere al comando di un’astronave lanciata verso l’esplorazione di nuovi mondi: che goduria! Con un bell’equipaggio alimentato da specie di tutti i tipi, con musi strani che ti guardano e aspettano ordini da te. Quando scopri un nuovo mondo ti fai teletrasportare su di esso e vivi avventure sempre diverse, affiancato da quel fenomeno con le orecchie a punta in grado di darti i suoi razionalissimi pareri da tenere in considerazione più che altro per poi ignorarli: fai una bella cazzata, quello ti guarda come per dire te l’avevo detto, tu ricambi lo sguardo e gli fai capire che non ti deve annoiare con le sue ragioni perché comandi tu e lui può ficcarsi le orecchie sa bene dove.

Oggi. È un sogno che sento ancora mio. L’unica problematica che potrebbe sorgere sarebbe quella della scelta dell’equipaggio umano. Perché sull’Enterprise convivono specie provenienti da molti pianeti e la missione del capitano è quella di esplorare nuovi mondi senza però interferire con le civiltà che in essi vivono, rispettandole senza millantare nessuna superiorità. Metti che nell’equipaggio mi si infili un leghista qualsiasi che mi crea casini e rompa i coglioni alle altre specie a bordo, davvero posso sopportare una situazione del genere senza mandarlo a fanculo in qualche galassia sperduta? Anzi, ci ho ripensato, ho già la soluzione al problema, datemi un’astronave!

1. Hannibal Smith – A-Team

Ieri. Guidare una banda di sgangherati come quella deve essere una gran soddisfazione davvero. Vedevo il buon vecchio Hannibal con il sigaro sempre in bocca e con l’aria di chi aveva la situazione sotto controllo. Aveva l’aria di divertirsi e la sicurezza ostentata di chi sa che in qualche modo ne verrà a capo. La sua frase “mi piacciono i piani ben riusciti” l’ho ripetuta infinite volte nella mia testa, soprattutto perché i suoi fantomatici piani prendevano sempre vie laterali e impreviste. Essere accompagnati da quelli scappati di casa poi faceva davvero la differenza, ti cambiava l’avventura in modo drastico. Ho intensamente sognato di far parte di un quartetto del genere e di essere un capo carismatico, ascoltato perché profondamente rispettato.

Oggi. Tutto uguale, vorrei ancora essere al comando di un manipolo di sgangherati del genere, con un piano sempre pronto ad essere riadattato. In più oggi sarei in grado di assegnare i ruoli degli altri tre a persone precise, insomma l’A-Team sarebbe già pronto, dovrei solo convincere gli altri e non vedo perché non dovrebbero accettare.

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