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Trucchi d’arte, per apprezzarla anche a pancia piena

Tempo di feste, parenti e pranzi infiniti. Natale e Capodanno, inesorabili, ci traghettano verso un nuovo anno carico di aspettative. Prima di arrivare a quel punto, però, dovrete passare indenni questi giorni, compito non facile. Il vostro Bigino corre in aiuto e vi svela qualche trucco per mantenere sveglia la mente.

Provo a immaginare alcuni dei luoghi che in questi giorni frequenterete e, mettendomi comoda lì accanto a voi, vi voglio svelare qualcuno dei tranelli che l’arte tutta nasconde. Mi direte che in questi giorni non andrete certo a caccia di arte, ma a voi impertinenti rispondo che l’arte, quella vera, è nella vita di tutti i giorni, il divertente sta proprio nel riconoscerla.
Mettiamo per esempio che siate un cattolico credente. Probabilmente in questi giorni entrerete in una chiesa per assistere a una celebrazione o magari ad accompagnare una persona cara. L’edificio che chiamiamo “chiesa” è stato fin dal passato progettato secondo norme rigide che, soprattutto in Italia, lo hanno trasformato in una “bibbia dei poveri”. Un vero libro che tutti dovevano poter leggere, indipendentemente dal ceto di appartenenza. Ma questo libro di certo non è rimasto intatto nel tempo, molte chiese sono state riscritte a seconda del mutare dei tempi, del clima politico e delle funzioni. Entrando in una chiesa del Quattrocento oggi potreste avere un’impressione totalmente diversa da quella originaria, ma anche in tempi più recenti questi luoghi sono stati ampiamente riscritti, pensate solo alle guerre e agli stravolgimenti che hanno provocato. Mentre siete lì a guardarvi intorno, non dico distratti eh ma magari in contemplazione, provate a cercare sulle pareti dipinte piccoli fori o macchie circolari, come se la parete fosse stata colta da un attacco di morbillo. A volte questi fori possono apparirvi più chiaramente distinguibili, altre invece dovrete prestare un po’ più di attenzione perché sono stati colorati così da camuffarli con il resto delle pitture. Vi posso assicurare, però, che molte sono le pareti butterate nelle chiese cattoliche, quindi non perdetevi d’animo. Una volta scovato il buco ecco svelato il trucco: la parete che state osservando di certo è stato dipinta più volte e quello che vedete è solo uno dei tanti strati pittorici che l’hanno decorata in passato. Potreste addirittura essere di fronte a una pittura antica di secoli rispetto a quelle che la circondano. In passato accadeva, infatti, che intere pareti decorate fossero ricoperte e ridipinte, nascondendo per secoli le pitture originali. Questo accadeva per diversi motivi: le pitture si rovinavano oppure non erano più apprezzate dai fedeli ma ancora più spesso le pitture venivano coperte per proteggere i fedeli stessi. In passato uno degli usi ritenuti più efficaci per limitare le epidemie era quello di imbiancare le pareti. Un po’ come facciamo oggi quando per rinfrescare gli ambienti di casa ridiamo il bianco, così un tempo per evitare il contagio e scacciare la malattia si coprivano le pareti con intonaco nuovo. Nelle chiese, rifugio per ammalati e indigenti, questa pratica era molto in voga. Per far sì che il nuovo intonaco si attaccasse alle pitture più antiche non era sufficiente passarci su il pennello ma bisognava picchiettare, bucherellare con un piccone, la superficie in maniera tale da renderla meno liscia e facendo così aggrappare meglio il nuovo intonaco su quello vecchio (un po’come fanno gli alpinisti per arrampicarsi sulle rocce). Chiese dipinte nel Cinquecento, potevano così nell’Ottocento apparire completamente bianche e chi vi entrava ignorava totalmente la storia colorata nascosta sotto quelle mura. Accade poi che, un po’ per fortuna e un po’ per astuzia, qualcuno si accorga di queste pitture nascoste e così, a distanza di secoli, lo strato più recente viene rimosso portando alla luce le decorazioni dimenticate. Casi di questo tipo si leggono spesso anche oggi sui giornali, uno dei più recenti e più noti è ad esempio la sala delle assi al Castello Sforzesco di Milano, dipinta da Leonardo da Vinci ma rimasta nascosta fino a pochi anni fa.
Prima di uscire dalla chiesa un’altra cosa potrebbe catturare la vostra attenzione: alcuni dipinti su muro si presentano ricoperti di firme graffite sulle pareti. Spesso non si tratta di vandali ma solo di antichi pellegrini che per devozione erano soliti lasciare il proprio nome nel luogo venerato. Chissà cosa ne pensavano ai loro tempi…

Per chi, invece, approfitta di questi giorni per far passeggiate e visitare centri storici ho due trucchi da svelare. Per prima cosa, se vi capita di incontrare una parete dipinta, cercate di avvicinavi il più possibile, quasi a sfiorare con la vostra guancia il muro. Un attimo prima di toccarlo aprite bene gli occhi e guardate la superficie. È liscia oppure trovate incisioni? Se riuscite chiaramente a distinguere delle linee incise, siete di fronte a disegni fatti a fresco, o ad affresco, cioè quando l’intonaco era ancora fresco, bagnato. In questo caso anche la pittura potrebbe essere stata data ad affresco e probabilmente vi trovate di fronte a un’opera di grande prestigio perché non tutti sapevano lavorare questa tecnica difficilissima.
Se invece siete all’interno di un palazzo, oppure di un museo o magari anche a casa di un’anziana parente (che per certi versi possiamo dire ormai musealizzata), potreste incontrare delle superfici dorate come specchi o cornici di quadri. Anche in questo caso avvicinatevi e provate a scorgere delle piccole linee sulla superficie, questa volta non avranno spessore differente ma saranno ben visibili per colore. Ecco anche in questo caso avete forse di fronte un oggetto prezioso, perché quelle che molto probabilmente state vedendo sono tante sottilissime foglie dorate unite le une alle altre per risplendere sotto i vostri occhi. Mica tutte le dorature sono fatte d’oro! Ma questa è un’altra storia e ve la racconterò un’altra volta!
Infine anche per quelli che pensano di passare tutte le feste seduti a tavola c’è un trucco d’arte nascosto: guardate bene la sedia su cui vi trovate: è per caso una di quelle classiche, formate da linee sottili con seduta in vimini e con schienale arrotondato? Anche in questo caso la sedia su cui vi state accomodando ha rivoluzionato il passato ed è entrata nel mito, magari non proprio quella su cui vi trovate ma una a cui è ispirata. Si tratta di una sedia Thonet, dal nome del famoso artigiano Michael Thonet che ha realizzato il primo esemplare. Anche se vi appare come una banale sedia, questo oggetto ha cambiato la storia. Fino alla metà dell’Ottocento le sedie venivano prodotte da abili artigiani che intagliavano minuziosamente dei pezzi di legno e poi li assemblavano. Questo procedimento richiedeva maestria e tante ore di lavorazione, caratteristiche che incidevano notevolmente sul costo di questi oggetti. Thonet, invece, riuscì a incurvare con il vapore il legno e da un unico pezzo riuscì a modellare lo schienale e la seduta. Le sedie prodotte risultavano molto resistenti, facili da assemblare, essendo formate da pochi pezzi (guardate bene quanti sulla vostra sedia), e molto meno costose, con l’ovvia conseguenza che una sedia comoda non si negava più a nessuno.

Insomma godetevi pure questi giorni di festa ma non scordate mai di tenere sveglia l’attenzione!

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