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Stramilano 2017 – Sintesi, questa tortura – #21

stramilano 2017 il parco Sempione

Preparare una gara come la Stramilano. soprattutto se sei un amatore alle prime armi non è una scienza esatta. Le variabili sono tante, e tenerle tutte a bada non è facile. Ad esempio io non sapevo che alla fine di un percorso di allenamento, prima della gara, si fa la “sintesi”. Di che si tratta? Semplice, un atto di tortura lungo un chilometro.

 

La morte è lunga 1000 metri

Oggi sarò breve e conciso e voglio raccontarvi della “sintesi”, un allenamento decisamente particolare che di solito si sostiene alla fine di una preparazione, immediatamente a ridosso della gara. È una sessione di training che ha la funzione, in pratica, di sintetizzare quello che si è fatto nei mesi precedenti e, di fatto, preparare il corpo allo sforzo della competizione. Nel caso di una mezza maratona la sintesi ripulisce le gambe dal carico delle centinaia di km macinati e ridà loro brillantezza e velocità, esattamente quello che serve per sostenere lo sforzo intenso, ma agile, dei 21k. E ora, suppongo, vi starete chiedendo in cosa consiste questa “sintesi”, quale tipologia di allenamento esotica e misteriosa potrà essere. Ebbene, con sintesi si intendono mille metri lanciati da eseguirsi a un ritmo pari a quello che terreste nel caso doveste trovarvi faccia a faccia con un branco di lupi mannari affamati.

Dove

Innanzitutto debbo precisare che per questo allenamento ho giocato fuori casa perché mi sono allenato in coppia con un caro amico che correrà con me la Stramilano. Lui, infatti, oltre a essere ben più veloce di me ha un plus non indifferente, e cioè che vivendo in zona si allena al Parco Sempione, luogo ove corre tutta la crème della sportività milanese, parco dove i sentieri sono sempre baciati dal sole e dove il clima è sempre primaverile, dove i cani corrono al passo dei loro padroni e cagano nei wc chimici, dove i passeri cantano al ritmo di melodie celestiali e dove, soprattutto, i leggings delle ragazze sono terribilmente più aderenti che in qualunque altro luogo al mondo. Va da sé che non ho nemmeno provato a proporre il mio Forlanini, che di interessante ha solo i disegni delle scie chimiche lasciate dagli aerei al decollo nella vicina Linate.

Come è andata

Dopo un blando riscaldamento e qualche allungo, abbiamo misurato tramite il mio Garmin un chilometro esatto (dalla porta dell’Arena fino al lato sx del Castello) e poi siamo partiti. Avere davanti uno che fa il passo devo dire che è stato enormemente d’aiuto, perché uno che sa correre sul serio ha  anche il pregio di mantenere un ritmo costante, fondamentale quando si va forte e fondamentale soprattutto per me che non ho mai la cognizione di quello che succede quando corro. Partendo dalla fine, abbiamo tenuto un passo medio di circa 3,30 al km, frutto di una partenza decisamente sopra le righe, intorno ai 3/3,10 e una metà distanza coperta in leggero calo. È andata bene? Sì, più che altro perché sono riuscito a stare dietro al mio socio, anche se negli ultimi 300 metri finali stargli attaccato ai pantaloncini è stata più che altro una questione di vita e di morte. Senza contare che mentre lui ha sempre mantenuto un certo stile di corsa, io più aumentava la fatica e più sembravo Quasimodo che fugge per le vie di Parigi inseguito da una folla irosa e armata di forconi. In mezzo, posso dire di avere sperimentato la peggiore sofferenza fisica di questi ultimi mesi: per la prima volta ho danzato stretto-stretto con la voglia di mollare (e l’ho battuta), dopo anni e anni ho ri-sperimentato quel fottuto saporaccio di sangue che sopraggiunge quando chiedi troppo ai tuoi polmoni ma, soprattutto, sono stato preso da una tosse nervosa che mi ha accompagnato almeno fino all’ora di cena. Effetti collaterali fastidiosi ma a quanto pare necessari per sgrassare questo corpo d’atleta e prepararlo alla tenzone più impegnativa della sua scarna carriera sportiva.

Infatti ora sto bene eh. E sono carico. E domenica spaccherò tutto.

Spaccherò tutto sempre che arrivi il pacco gara con il mio pettorale, disperso nei meandri dei magazzini di un corriere. Non dovesse arrivare e fossi così costretto a saltare la gara, non nego che sarebbe una beffa, una di quelle beffe amare capaci di mandare in sollucchero soltanto quel cinico del mio compare Agafan. Mi consolerò immaginadomelo lì, incazzato nero alle 7.30 della mattina, fermo al punto di ritrovo in attesa della punzonatura per partecipare alla sua 10km. Aga, te lo prometto, dovessi rimanere a piedi mi farò trovare a ogni chilometro della tua gara con in mano un secchio d’acqua gelata e tanta voglia di offrirti refrigerio. 

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