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RoadToStramilano #10 – Quando il gioco si fa duro…

… I duri si fanno male. Doveva arrivare, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato ed infatti, eccolo qui, il mio primo infortunio: fascite. In teoria un’infiammazione nella zona del tallone e dell’arco plantare, in pratica cammino che sembro Quasimodo.

Questo post sarà breve per un semplice motivo: sono incazzato come una bestia. E ne ho tutte le ragioni perché per la prima volta in questi mesi di preparazione sentivo di avere nelle gambe quella leggerezza che ti autorizza a sognare in grande. Sentivo nella mia corsa un barlume di vitalità che questo corpo, ormai sull’orlo di un declino imminente, non sentiva da un po’. Ero così gasato che già pensavo di bruciare qualche tappa e puntare fin da subito ai fatidici 4 minuti scarsi al km, quando, l’altro ieri mattina, mi sono svegliato con un dolore lancinante alla parte inferiore del piede destro. In pratica facevo fatica a camminare, il dolore si irradiava dal tallone fino a circa metà dell’arco plantare ed aveva i contorni di qualcosa a metà tra un semplice fastidio da contusione e la spada dell’arcangelo Gabriele conficcata nelle mie carni. Un male che al momento ho cercato di minimizzare e a cui non ho dato peso, soprattutto perché quel giorno in programma non avevo la corsa ma una sessione di palestra. Verso sera, poi, il dolore si è placato tanto che ieri mattina sono uscito per la consueta sessione di fartlek. Il male era quasi del tutto attenuato e, soprattutto, una volta infilate le scarpette da corsa praticamente non si sentiva quasi più. Illusione breve visto che dopo la sessione il fastidio è tornato e per di più riacutizzato. Data la mia proverbiale suscettibilità ho evitato di guardare su internet cosa potessi avere (sulla la mia impressionabilità bisognerebbe tornarci su con un post dedicato, perché sa raggiungere livelli interessanti. Vi dico solo che dopo aver letto Burroughs mi sono convinto per qualche giorno di aver tutti i sintomi di una dipendenza forte da eroina) e, da persona matura, mi sono rivolto a un amico ortopedico. Il responso è stato lapidario: fascite. Unica cura possibile il riposo per qualche settimana.
In pratica la fine di ogni sogno di gloria e la distruzione totale di tutte le mie tabelle d’allenamento. Fortunatamente sono un tipo che reagisce abbastanza in fretta e, dopo qualche minuto di pensieri nefasti, sono giunto a un compromesso accettabile tra la prescrizione del medico e i miei bisogni d’atleta. Le tre settimane di stop le ho quindi ridotte un tantinello, diciamo che 24 ore bastano e infatti oggi non corro e sono qui a scrivere. Domani, invece, riprenderò col lungo lento, che ossigena e fa solo bene, e mi terrò  l’allenamento veloce per la mattina di Natale. A livello di cura, infine, ho messo a punto una terapia che darà senza dubbio i suoi frutti, un misto tra naturopatia e medicina tradizionale: arnica in gel da applicare mattina e sera sulla parte dolorante (arnica per cavalli “Happy Horse”, non chiedetemi perché ce l’ho) e Voltfast a pranzo e cena coadiuvato da un protettore gastrico.

Guarirò e non perderò un allenamento, guarirò e tornerò più veloce di prima, guarirò e riscriverò la storia della medicina e dello sport. È un dato di fatto incontrovertibile, esattamente come dire che l’acqua è bagnata, il cielo è blu e che Agafan è uno scorreggione impenitente.

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