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Undicesimo comandamento: non giudicare gli idoli altrui – Del perché è giusto consolare le orfane di Zayn Malyk

Zayn Malyk degli One Direction viene allontanato dal gruppo e le fan si disperano. La rete si divide e la maggior parte dei commentatori biasima le urla disperate delle supporter perché non giustificate dal valore artistico del loro mito. Beh, mi spiace, siete in errore. Un idolo è un idolo, e non si può giudicare solo per il suo valore artistico, ma per i mondi che la sua immagine sa creare dentro di noi.

Sono una figlia degli anni 80, con il revival che mi fa da faro nella tempesta nelle ultime generazioni, ma con una forte curiosità nel capire le novità. Dovete sapere che a cinque anni volevo scappare a San Remo e sposare Luis Miguel, teen-idol di quegli anni tutti spalline e permanente scatenata. Lui era bellissimo. Capelli biondi e occhi azzurri che ingenuamente pensavo fissassero me ogni volta che guardavo la registrazione sul vhs. Una canzone che ogni tanto canticchio ancora dal titolo “Noi,ragazzi di oggi” e la consapevolezza di essermi innamorata.

I miei non mi avrebbero mai permesso nemmeno di attraversare la strada, figuriamoci di scappare nella ridente cittadina ligure. Con il cuore trafitto sono arrivata ai fatidici tredici anni e lì TAAACCC!

È successo di nuovo.

Lui cantava “Always”, aveva i jeans stracciati e gli occhi che-sempre-guardavano-me, però da Mtv. Jon Bon Jovi doveva essere mio. E lo è stato, lo è tutt’ora. Sono andata fino a New York  per incontrarlo. Ci sono riuscita, dopo ore di appostamenti ed inseguimenti in taxi. E l’ho visto. LUI era lì, io davanti a lui. PARALIZZATA. Non sono riuscita ad aprire bocca e chi mi conosce sa che è strano. Molto strano. Ho preso aerei per lui, ho fatto migliaia di chilometri tra l’Europa e gli States per seguirlo nei tour, scoprire dove fosse in albergo e non riuscire mai a dirgli nulla.

Una stalker educata, poco invadente,ma molto innamorata.

Mia madre trovava scritte sulle porte, poster che tappezzavano la camera, diari pieni di foto e testi delle canzoni che suonavano in continuazione nel mio obsoleto lettore cd. Era, è, il mio idolo e non permetto a nessuno di non prendere la cosa seriamente.

Gli idoli sono una cosa seria.

Maradona, Valentino Rossi e Rocco Siffredi sono una cosa seria. Britney, James Dean e Topo Gigio sono una cosa seria.

Guardate i Beatles cosa hanno provocato nella generazione dell’epoca. Fans in delirio, svenimenti di gruppo e compagnia bella hanno alimentato le masse a condividere l’amore per il soggetto in discussione.

Ora, parlando degli One Direction e della new generation, posso capire che ci siano lacrime a rigare i volti per l’abbandono di uno dei membri, tale Zayn Malyk, che sembra sia stato allontanato per una vita sregolata. Ma quindi anche i Rolling Stones avrebbero dovuto chiudere bottega da un pezzo se avessero dovuto valutare la vita salutare, eppure sono ancora degli arzilli settantenni che fanno rock’n’roll come Dio comanda.

Gli One Direction fanno parte della scatola magica che ci siamo creati per regalarci emozioni, per farci sognare le fughe con una rock band o il calcio di rigore che salva il mondiale. E  tifosi in delirio.

Sono la polverina magica delle nostre esistenze.

“Sono fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni”, avrebbe detto quell’idolo di Shakespeare.

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