Come angeli che han messo le ali
Come angeli che han messo le ali di Cristiana Minelli e Bimba Landmann
Come angeli che han messo le ali è una favola dal sapore medievale scritta da Cristiana Minelli e illustrata da Bimba Landmann, edito da Aguaplano Libri nel 2019.
Questo volume è stato commissionato dalla Galleria Nazionale dell’Umbria in occasione della mostra L’autunno del medioevo in Umbria. Cofani nuziali in gesso dorato e una bottega perugina dimenticata, a cura di Andrea De Marchi e Matteo Mazzalupi (Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria, 21 settembre 2019-6 gennaio 2020).
Le tavole presenti nel testo ci catapultano immediatamente in un tempo e in uno spazio lontani, fatti di castelli, principi, principesse e oggetti raffinati e pregiati. Come angeli che han messo le ali è sostanzialmente la storia di un’attesa, l’attesa di un matrimonio. Questa unione però non parte sotto una buona stella, ma anzi è segnata da una vena malinconica, che tiene fino alla fine il lettore col fiato sospeso.
Il finale di questa favola è così lieto? Difficile dare una risposta universalmente condivisa. Come in ogni finale aperto che si rispetti spetta al destinatario il compito di costruire il significato del testo e immaginarsi la prosecuzione che sente più vicino a sé e al suo vissuto.
Le cinquanta, o poco più, pagine che compongono il libro sono un vero e proprio concentrato di emozioni: ansia, amarezza, strazio, ira, trepidazione, ma anche gentilezza, calma, amore.
Come già detto, possiamo definire questo racconto una favola in quanto con essa condivide alcune caratteristiche formali. In ogni caso ritengo che le parole espresse da Gianni Rodari in merito alla fiaba, nonostante si tratti di due generi letterari differenti, risultino molto calzanti anche per questa narrazione.
Io penso che l’immaginazione infantile abbia bisogno delle nostre cure almeno quanto ne ha bisogno la curiosità scientifica; che la fantasia sia elemento fondamentale di una personalità completa; che l’esperienza del meraviglioso, dell’avventuroso, del comico, dell’umano che le fiabe possono offrire al bambino sia un’esperienza utile alla formazione della sua personalità.[1]
Spunti didattici:
Questo libro può essere inserito all’interno di un percorso interdisciplinare negli ultimi due anni della scuola primaria. Una delle prime caratteristiche che rende questo oggetto letterario interessante sul piano didattico è che la favola al suo interno viene presentata con due codici verbali differenti: la storia scritta in italiano è affiancata dalla sua traduzione in inglese. In questo modo tra le pagine si alternano le parole in due lingue diverse, accompagnate da un apparato iconografico perfettamente in linea con la storia.
Un altro aspetto da non sottovalutare, ma che anzi risulta essere molto importante, è la ricostruzione storica, seppur parziale, che il testo permette di delineare. Le illustrazioni, infatti, mostrano usi, costumi, arredi e oggetti che appartengono a un tempo passato.
Questo tipo di narrazioni contribuiscono alla formazione di una cultura storica, ossia il lettore bambino impara a sapersi mettere in prospettiva e non vivere solo nel presente, ma proiettarsi all’indietro e in avanti.
Lo consigliamo a… chi ha voglia di perdersi in una favola ricca di emozioni ma al tempo stesso semplice e delicata.
[1] G. Rodari, Pollicino è utile ancora, in «Giornale dei genitori», n. 58-59, 1980 p. 24; pubblicato per la prima volta in «Giornale dei genitori», n. 11-12, 1968.
Cristiana Minelli e Bimba Landmann – Come angeli che han messo le ali