Marco Cassini, fondatore della casa editrice minimum fax, non è simpatico in questo suo diario. Trasuda di quell’orgoglio saccente di chi il proprio lavoro – dipendente o a maggior ragione imprenditoriale – lo ha sempre vissuto con lo spirito del crociato, con fede (e quindi amore) prima che per dovere.
Manifesta la consapevolezza politicamente corretta di sapere che non sta salvando i bambini dalla fame nel mondo, ma ha pure una mente sufficientemente deviata da fare come se. E infastidisce a volte come ogni fanatico, che con l’illuso condivide una certa cecità, quella di pensare che il lettore medio in libreria scelga la casa editrice prima del libro.
Ma chi condivide questa abnegazione malsana al limite dell’orticaria, questa passione professionale intrisa di patimento, non potrà che sentire come intimamente proprio l’outing onesto e romanzesco di un editore incorreggibile come Cassini. E perdonargli persino quei periodi ciceroniani con cui si bea della propria familiarità con la bella scrittura.
Chi ci si riconosce, e magari abita pure lo stesso mondo, non può non dedicargli una serata. La serata giusta, però. In bocca lascia anche un gusto amaro, perché a volte c’è da aver paura che i propri sogni si realizzino.