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Mempo Giardinelli – La rivoluzione in bicicletta

“La rivoluzione in bicicletta” è uno di quei libri in cui ci si imbatte per caso e che sempre per caso ti rimangono attaccati alla mano.

L’argentino Mempo Giardinelli non è un nome illustre della letteratura contemporanea ma ha al suo attivo una decina di bei titoli, tra cui “Finale di romanzo in Patagonia” e (ho scoperto poi) ha pure una faccia simpatica (potete controllare su www.mempogiardinelli.com). Pubblicato da Guanda per la prima volta nel 2003 e da qualche anno disponibile in edizione tascabile, “La rivoluzione in bicicletta” è un racconto che sta al confine tra il memoir e la narrativa, tra invenzione letteraria e racconto storico. Sin dalle prime righe ci si immerge nel polveroso Chaco argentino. Nel calore estivo un vecchio esule paraguaiano, ex maggiore dell’esercito, fabbrica mattoni con l’aiuto di moglie e figli in attesa che la sua rivoluzione ritorni a chiamarlo alle armi. Lontano dalle battaglie politiche e dagli ideali di partito ha sacrificato la sua vita e quella della sua famiglia per il sogno di una rivoluzione democratica che restituisse al suo popolo futuro e dignità. Sollevazioni militari che egli stesso ha capeggiato dalla sella della bicicletta. Una giornata vissuta alternativamente al fianco e nei racconti del vecchio combattente che non si arrende all’età, agli acciacchi e alle ossessioni oltre che alla possibilità che la rivoluzione possa morire. “La rivoluzione in bicicletta”, al di là di alcuni nomi inventati, è la storia vera, poetica e commovente di uno dei rari rivoluzionari che hanno raggiunto la senilità e loro malgrado la pensione. Lo stile narrativo di Giardinelli con mestiere e sensibilità possiede tutto il calore sudamericano. Con un linguaggio diretto e vivace trascina il lettore dentro e fuori i pensieri del protagonista in un libro da leggere tutto d’un fiato.

Valutazioni emotive

Felicità - 89%
Tristezza - 75%
Appagamento - 78%
Profondità - 81%
Indice metatemporale - 83%

81%

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