In Less is more. Sull’arte di non avere niente
Less is More di Salvatore La Porta, un saggio filosofico
Da qualche anno è nata una moda americana, che i nostri nonni conoscevano e praticavano certo meglio degli abitanti d’oltreoceano, chiamata “decluttering”: ovvero eliminare (o riordinare) le cose superflue dalla propria vita arrivando all’agognato “risparmio”.
Bene, trascendendo questa corrente di pensiero che può creare effettivamente dei vantaggi, sopratutto economici, ai propri adepti, oggi ci occuperemo di un’altra faccenda che solo di sguincio tocca questa “filosofia” del risparmio. Vorrei raccontarvi del saggio filosofico, si lo voglio definire così, di Salvatore La Porta dal titolo Less is more.
Libro fortunato per successo e critica, ha aperto allo scrittore e agitatore della scena catanese le porte a grandi network e portali importanti, ma in pochi hanno colto il leitmotiv dietro le pagine di questo bel lavoro.
I più che hanno parlato di questo libro ne hanno sottolineato le proprietà circensi, vivere con poco, con quanti euro si può sopravvivere in una nostra città, ecc. Aspetti interessanti che nel libro a dir il vero compaiono poco e che non sono certo la parte centrale e fondante del libro.
La ricerca della propria identità
La costruzione filosofica di Salvatore La Porta poggia le fondamenta su un altro terreno, molto più profondo e oscuro, la ricerca della propria identità.
Non è nuovo, per chi conosca la filosofia dal Novecento ad oggi, la critica alla società dei consumi: si pensi a Marcuse o ad Adorno, si pensi al concetto di reificazione (per la verità compare prima in Marx ma nel ‘900 ne parleranno in molti) o si pensi anche ad un certa psicologia che va da Chomsky sino a Fromm. Quello che è nuovo ed ho trovato molto interessante nel lavoro di Salvatore La Porta è l’approccio non ideologico, più che post- ideologico, al problema, una certa vicinanza costante alla realtà, senza porre basi puramente idealistiche alla faccenda.
La Porta presenta la questione con grande chiarezza: che le cose individuino la nostra personalità è conclamato e abbastanza vuoto di per sé, quello che dobbiamo analizzare con profondità è quante cose abbiamo scelto di quello che abbiamo intorno.
Sembrerebbe una questione di lana caprina apparentemente, ma è proprio la differenza che passa tra uno scritto ideologico sulla critica dei consumi e una riflessione sull’oggettiva posizione dell’uomo contemporaneo inserito nella sua epoca.
Molto interessanti sono le parole per esempio sulla marca di un oggetto, sulle griffe. Naturale che io preferisca una marca ad un’altra ma che io addirittura mi senta partigiano di quest’ultima forse è il segno di una personalizzazione esasperata non solo con un oggetto, ma con il suo produttore. Parlassimo almeno di artigianato.
Less is More, che non è una guida, ci insegna a guardare, nel caso fosse impossibile liberarsene, la gabbia in cui ci siamo fatti rinchiudere forse troppo in fretta.
Un filosofia dell’abbandono
Salvatore La Porta che oltre ad aver assemblato il bello Less Is More è scrittore di romanzi e il co- fondatore di Villaggio Maori edizione, casa editrice indipendente di Catania nata nel 2003, ha l’approccio letterario e filosofico di chi conosce la materia e non impasta citazioni casuali nei propri testi.
A comparire sono figure alte e importanti che raccontano una filosofia dell’abbandono e non una ricerca del risparmio. Una filosofia non della povertà ma della necessità, spiegando che il sogno di abbandonare tutto e andare ad aprire un bar in Brasile (esempio banale, ovvio) è solo un’utopia lontana, utile a spostare ancora un pò le nostre piccole abitudini dispendiose che ci incollano alla quotidianità già scritta e vissuta qualche anno fa in qualche posto che neanche più ricordiamo.
Desidero assolutamente fare un’ultima piccola annotazione: nel libro compare la figura di Jack London. Ecco, secondo me questa è una delle scelte più azzeccate del libro, perché proprio lui, il grande e grosso americano, ha saputo più di ogni altro guardare in faccia la povertà e la ricchezza soppesandole e svuotandole di un contenuto morale o ideologico, per farci riflettere definitivamente sull’essenza dell’esistenza. Jack London direbbe “farci guardare l’abisso”.
Lo stesso approccio non ideologico, ma per questo non banale, l’ho ritrovato in Salvatore La Porta, che ci regala un libro affascinante e pieno di rimandi a buone letture.
Salvatore La Porta – Less is more. Sull’arte di non avere niente