La professione del padre di Sorj Chalandon è un libro straordinarioe commovente nel suo essere essenzialmente straziante, che ci interroga sulla difficoltà di esistere, di essere, di trovare il proprio posto nel mondo.
La professione del padre di Sorj Chalandon
“Siamo in guerra” queste le parole che aprono la narrazione a ritroso di un’infanzia e di un’adolescenza all’ombra di un Padre che ha occultato l’esistenza di un figlio con la propria follia.
La professione del padre è un libro straordinario e commovente nel suo essere essenzialmente straziante, che ci interroga sulla difficoltà di esistere, di essere, di trovare il proprio posto nel mondo.
Scritto con una semplicità e allo stesso tempo una precisione chirurgica, l’ultimo libro di Sorj Chalandon lascia senza fiato sin dalla prima pagina, andando a scuotere nel profondo le certezze del lettore su temi fondamentali come il significato della parola padre o felicità. Libro duro, La professione del padre rimane appiccicato nella mente, di certo uno dei migliori libri in assoluto usciti negli ultimi anni, accostabile solo ad un altro grande capolavoro dei nostri anni quale Il Simpatizzante di Thanh Nguyen Viet.
La storia è semplice ma densa e articolata nel suo distendersi nel tempo, non solo cronologico ma anche della scena politica in cui accade. Un giovane padre, nella Francia di De Gaulle, siamo nel 1950, costruisce al figlio appena settenne un mondo di paranoia in cui loro due sono al centro degli accadimenti politici mondiali. OAP è gruppo terroristico di cui fanno parte André Choulans e Émile Choulans. L’OAP è un’associazione segreta che punta alla caduta di Charles De Gaulle e alla liberazione dell’Algeria dal potere francese, appoggiando tutti i movimenti terroristici che in quel momento andavano organizzandosi, diventando poi parte del Fronte di Liberazione Nazionale che darà vita in seguito alla ben nota Guerra D’Algeria.
Un momento storico che ha visto la Francia divisa tra un nuovo nazionalismo e una crisi dei valori per una nazione uscita appena qualche anno prima dalla Seconda Guerra Mondiale, con la medaglia di terra che aveva resistito al nazismo e alla sovranità tedesca.
In questo clima scivoloso e per molti versi mai digerito dall’opinione publica francese, incontriamo la storia della famiglia Choulans, dove gli attori sono il padre, la madre e il figlio.
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Si intuisce lentamente, ma qui sta la bravura della scrittura di Chalandon, che il padre ha costruito un vero e proprio regime autarchico dove moglie e figlio sono vittime di un dittatore minacciato da tutto il mondo. Mentalità chiara quella del padre: odio per la stampa, odio per qualunque rapporto umano, disprezzo per tutto ciò che non sia guerra e violenza.
Attorno a questo clima di chiusura e brutalità si distinguono la psicologia della madre e del figlio Èmile. Se la prima è essenzialmente una vittima consenziente incapace di reagire, il secondo è un vero e proprio strumento nelle mani della follia paterna. A fare da corollario una serie di personaggi che mai si vedono ma che compaiono nelle parole del padre: Ted un eroe americano che lascerebbe messaggi rivoluzionari attraverso una complicata rete segreta e un medico lontano che “avrebbe” in cura la famiglia per le cose più preoccupanti.
Un rapporto malato quello padre-figlio in cui la realtà non entra mai, neanche quando le azioni folli sono alla luce del sole e sotto la lente d’ingrandimento delle autorità. Una pazzia sotterranea e giustificata da una madre che non coglie la gravità di una situazione estrema.
In questo clima Èmile non ha amici, non ha confidenti, non ha rapporti con la realtà, solo una stanza di reclusione in cui i personaggi che entreranno saranno decisi dal padre-demiurgo. Padre che non ha identità e, come suggerito dal titolo, non ha professione, non ha essere.
Tra violenza pubblica e familiare
Arriverà la riflessione su quando accaduto e su quanto vissuto, ma il modo e i tempi saranno diversi da quelli che il lettore vorrebbe immaginare a circa metà libro. Èmile, forgiato dalla realtà distorta di un padre pesante ed evanescente allo stesso tempo, si ritroverà ad “aggiustare bellezza”, a trovare nei buchi dell’esistenza fori da cui mirare la luce di una nuova vita.
Se è vero che la guerra peggiore è quella con la propria famiglia, è anche vero che Chalandon riesce a raccontare perfettamente come la “guerra” esterna, pubblica, influenzi per anni a venire la mente delle persone più deboli. Di sicuro ne La professione del padre troviamo una riflessione sul rapporto tra violenza pubblica ed interna alla famiglia, discussione molto attuale oggi ma da cui Chalandon si tiene lontano, limitandosi, si fa per dire, a raccontare perfettamente una storia capace di strappare l’anima al lettore per gravità e insieme poetica semplicità nel raccontarla.
Un’ultima considerazione doverosa per la splendida edizione di Keller che, affidando la traduzione a Silvia Turaro, ha donato al testo italiano quella fragilità psicologia difficile da far sussistere affianco della potente violenza fisica che conduce il libro. Due stati linguistici e psicologici, quelli della lievità e della potenza, difficili da rendere in un racconto ma che Chalandon ha avuto la capacità di regalarci con La professione del padre.
Sorj Chalandon – La professione del padre – Keller Editore
Traduzione Silvia Turato