Il Giardino degli Aranci di Dario Voltolini è la lettura d’un fiato a ripercorrere l’educazione sentimentale del protagonista, partendo dal punto luminoso che ha portato alla svolta, ritornando alle personalissime tappe e concludendo da dove tutto è iniziato per come si è evoluto.
Il Giardino degli Aranci di Dario Voltolini
“Avevo preso una rincorsa talmente alla lontana e ti sono corso incontro talmente veloce, che quando sei scomparsa sono andato avanti come un toro a cui hanno tolto la muleta di fronte, sempre di corsa, avanti e avanti, come da ragazzi si fa, come dici tu”.
Centoventotto pagine dichiarate, una che si apre ad altre centinaia che si compattano in un’esistenza che raccoglie indefiniti affluenti percepita. Tutto d’un fiato a ripercorrere l’impacciata educazione sentimentale del protagonista, partendo dal punto luminoso che ha portato alla svolta, ritornando alle personalissime tappe e concludendo da dove tutto è iniziato per come si è evoluto.
Il tutto è compattato dalla scrittura ispirata di Voltolini. Non so se più o meno ispirata rispetto agli altri lavori perché questo è il suo primo libro che leggo, di certo però in questo libro la prosa brilla. Con un’intensità costante che lascia spazio all’ironia, sa risultare suggestiva nel riecheggiare i ricordi e farsi urgente raccontando l’incontro attuale. In terza persona per tuffarsi nella giovinezza, si rivolge direttamente al protagonista come voce interiore per seguirlo nel presente, per pressarlo da vicino ed esigere riscontri.
Nino Nino (nome derivante da un gioco d’infanzia e che riecheggia trasporto e affermazione) si reca all’appuntamento con Luciana, amore liceale che ha incontrato dopo tanto tempo. Nel dirigersi verso il giardino, Nino Nino ripensa al suo amore giovanile e riepiloga le tappe che l’hanno preceduto, fino a sciogliere il nodo del loro rapporto che mai ha trovato soluzione, anche perché non cercata.
Nino Nino e le donne
Nella sua nuova stagione Nino Nino viaggiava come se gli avessero modificato il moto facendolo passare a una specie di trazione anteriore che lo comandava, che lui non controllava. Nino Nino aveva sempre avuto una buona tenuta in curva, fin da quando imitava l’ambulanza, ma ora slittava come su terreni sdrucciolevoli, i suoi movimenti simili a quelli dei palloncini lasciati liberi di sfiatare che si muovono imprevedibili e spastici nello spazio.
Il tono non ha nulla di drammatico, i ricordi si sviluppano in una giocosità riflessiva pregna ma mai asfissiante. La prosa si muove tra passato e presente modificando il ritmo, facendosi più incalzante nel percorso verso i giardini e nei pensieri che affollano la testa di Nino Nino durante il dialogo con Luciana, mentre tende a rarefarsi nei ricordi, trovando una chiave sognante e poetica che si adatta alla voce giovanile del protagonista, barocca come possono essere un animo e un corpo in subbuglio e in divenire.
Gli incontri femminili che precedono Luciana, ma anche quello con Luciana, hanno peso più nella testa e nei sentimenti del protagonista che nell’effettivo svolgimento dei fatti. Vengono mostrati un mondo interiore e una corporeità in cerca della loro strada, in cui gli incroci con l’altro diventano spunti di slanci, trampolini emotivi. Anche perché si tratta di un percorso buffo, inconcludente nel suo essere lastricato di piccole e grandi scoperte personali.
Voltolini propone una deliziosa educazione sentimentale, l’immersione vorticosa in tappe tanto fondamentali quanto intime dell’evoluzione di una persona. Non si tratta di un racconto in cui accadano mirabolanti avventure, non ci sono pene d’amore strazianti o rimpianti senza fondo. Ci si appoggia alla scrittura di Voltolini, il giro appassionato sulla giostra di una finestra di vita sentimentale, l’euforia di un passaggio, uno scorcio impressionistico capace di cogliere le sfumature, le energie, le lievi ombre, i colori e le luci che solo certi giorni sanno donare.
Un libro che cattura, una prova cesellata su poche pagine accattivanti.
Dario Voltolini – Il Giardino degli Aranci – La nave di Teseo