Il corpo in cui sono nata – Guadalupe Nettel

È risaputo ormai il ritornello che vorrebbe ridimensionare il surrealismo degli scrittori sudamericani ad una pura cronaca di un contesto talmente variopinto e ricco di elementi magici, da entrare prepotentemente nei libri e nelle storie dei narratori.

Difficile contraddire questo adagio soprattutto se pensiamo ai grandissimi nomi della letteratura sudamericana, scegliete voi, ma possiamo serenamente buttare lì qualche nome a caso: partendo da Gabriel García Márquez fino a Luis Sepùlveda.

Osservando però da vicino il movimento della letteratura sudamericana, si può segnare un punto o una deviazione da cui è derivata una discendenza di scrittori e scrittrici in modo particolare negli ultimi anni.

Il punto di svolta è Cortazar e la sua patafisica, il suo punto zero di osservazione.

Da quel modo di interpretare la letteratura sono nati meravigliosi racconti e storie che ci hanno mostrato un mondo diverso, non capovolto, semplicemente visto da altri occhi, visto da altri punti. È d’obbligo fare questa premessa quando si parla di Guadalupe Nettel, scrittrice messicana dall’aria misteriosa e affascinante che coi suoi libri prima di una storia, prima delle parole e prima di tutto ci offre un nuovo punto d’osservazione.

È il caso di Il corpo in cui sono nata, libro disarmante per certi versi, misterioso per altri.

La struttura del romanzo è presto detta: Guadalupe Nettel ci porta di fronte ad una donna che si confronta con la sua infanzia segnata da un problema alla nascita: un neo bianco sulla cornea che lha costretta a portare per anni un grosso cerotto sullocchio sinistro. La bambina, immersa in un universo fatto di suoni nitidi e di immagini sbiadite, sviluppa fin da piccolissima un profondo senso di estraneità nei confronti del mondo che la circonda. Stratagemma letterario e insieme cavillo scientifico, è empiricamente dimostrato che i bambini afflitti da questi problemi sviluppino una differente percezione per esempio della tridimensionalità, questo è il lato del fiume su cui Guadalupe Nettel ci fa sedere per iniziare a raccontarci la sua storia. Guadalupe Nettel gioca coi piani fino a concedere psicologismo e cognitivismo, indagine interiore e filosofica. In alcuni punti spunta Wittegstein e il suo problematico approccio alla lingua e alla costruzione del mondo.
Sullo sfondo, il Messico degli anni Settanta, la scuola Montessori, i figli degli esuli politici e i loro genitori in una relazione aperta. Il mondo che si muove intorno vissuto come lo sfondo di un paesaggio interiore raccontato da un occhio solo. A cambiare un impasse di solitudine meditabonda la scrittura, ovvero la chiave per portare gli altri verso il proprio mondo, aprire uno spiraglio. Ma non solo interno verso l’esterno, ma anche interno verso l’interno dove il dialogo con se stessi, porta a riordino e chiarimento. Una scialuppa lanciata contro la solitudine. “Ciononostante vorrei chiarire che lorigine di questo racconto risiede nella necessità di capire alcuni fatti e alcune dinamiche che hanno dato forma allamalgama complesso, al mosaico di immagini, di ricordi e di emozioni che re- spira con me, ricorda con me, interagisce con gli altri e si rifugia nella penna come altri si rifugiano nellalcol o nel gioco”.

Dalla Nettel a Kafka

Splendidamente raccontato questo mondo interiore ha un antenato eccellente nella storia della letteratura, guarda caso bisogna volare a Praga per incontrarlo, ed è il signore Franz Kafka. “Mi identificavo completamente nel personaggio della Metamorfosi, che aveva una storia simile alla mia. Anchio una mattina mi ero svegliata con una vita diversa, un corpo diverso, senza sapere fino in fondo in che cosa mi fossi trasformata.”

Il corpo in cui sono nata è un libro che travolge prima che ci possa chiedere se sia un buon libro o meno. Dopo averlo finito la riconferma della qualità di questa opera di Guadalupe Nettel è evidente, ed è data dalla quantità di connessioni, interne ed esterne, che il testo è in grado di suscitarci. La scrittura semplice e lineare della Nettel ci permette di apprezzare la finezza di contenuti e di struttura di opera davvero entusiasmante.

Se il corpo in cui siamo nati è una costante che non possiamo cambiare, è bello scoprire con l’autrice che tutto quello che il nostro corpo incontrerà potrà essere sconvolto, colorato, interpretato dalla nostra percezione.

Autore:Guadalupe Nettel
Traduttore:Federica Niola
Editore:La Nuova Frontiera
Collana:Liberamente
Anno edizione:2022
In commercio dal:24 febbraio 2022
Pagine:192 p., Brossura
EAN:9788883734137

Il Voto di Andrea Labanca - 90%

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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