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I morti dell’isola di Djal e altre leggende – Anna Seghers

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I morti dell’isola di Djal e altre leggende di Anna Seghers è un volume composto da leggende e miti riscritti nella prosa felice e ammaliante dell’autrice, oltre che da tre racconti che vanno al centro invece della storia contemporanea. Un libro con due anime unite da un’unica ricercatezza e qualità di scrittura di rara bellezza.

Anna Seghers

Anna Seghers è stata una delle più grandi romanziere tedesche del Novecento. La sua vita avventurosa e spesso condotta in clandestinità diventò materiale per il suo capolavoro Transito, in cui confluirono la fuga dall’Europa nazista e quindi la clandestinità in Messico. Tornata in Europa, il suo impegno militante la portò a tenere contatti con la Russia durante il conflitto e in seguito ad assumere ruoli di potere nella comunità culturale della Germania dell’Est, dove fu la prima donna a capo dell’Unione scrittori.

La biografia ricca di blasoni, avventura e impegno politico pure cela qualcosa al lettore che non abbia mai approcciato la scrittura di Anna Seghers. Nascosta da un impianto ideologico apparentemente desunto dal percorso della scrittrice, la sua scrittura risulta senza tempo e senza direzione, semplicemente, naturalmente classica.

A riscoprire la scrittura di Anna Seghers ci aiuta questa volta la ristampa de I morti dell’isola di Djal e altre leggende da parte dell’attenta casa editrice romana L’orma. Casa editrice che può vantare non solo la pubblicazione della scrittrice vincitrice dell’ultimo Premio Nobel per la letteratura Annie Ernaux, ma anche le scelte preziose della collana Kreuzville, acronimo con cui si celebrano grandi opere della cultura francese e tedesca a cavallo del Novecento. Collana che annovera anche il romanzo tornato decisamente attuale Veniva da Mariupol di Natascha Wodin (leggi la recensione).

I morti dell’isola di Djal e altre leggende di Anna Seghers

I morti dell’isola di Djal e altre leggende è un volume composto da leggende e miti riscritti nella prosa felice e ammaliante dell’autrice, oltre che da tre racconti che vanno al centro invece della storia contemporanea. Un libro con due anime unite da un’unica ricercatezza e qualità di scrittura di rara bellezza.

Nella prima parte del libro intitolata Leggende troviamo tre antiche leggende, narrate ed aggiornate dal linguaggio suadente della scrittrice. È soprattutto la prima, quella che dà il titolo al libro, a colpire per la bellezza del linguaggio e la precisione del ritmo. Una leggenda che narra di un cimitero di marinai senza pace riappacificati solo da un parroco più diabolico delle anime maledette. Anna Seghers qui ricorda da vicino la penna dei grandi scrittori del mare (Conrad su tutti), per la capacità di penetrare il senso di angoscia e perdizione che solo un cimitero sulla riva sa donare ai cuori amanti di emozioni nere.

Le altre tre leggende, una ancora legata alla mitologia nordica e due a quella greca, narrano di tempi lontani, gli albori del mondo, e lo fanno con la voce semplice di un osservatore esterno e compassato, che vede tutto come se fosse solo il primo momento.

In Storie invece, la seconda parte del libro, troviamo quattro racconti di circa trenta pagine che vanno in qualche modo ad affrontare esattamente i temi della contemporaneità, in un modo o nell’altro. Colpisce Come si diventa nazisti, un racconto in soggettiva in cui viene narrata l’infanzia e quindi la crescita di un giovane tedesco figlio di un padre che aveva combattuto la Prima Guerra Mondiale. Colpisce la storia perché, oltre alla sempre presente sapienza nella scrittura, Anna Seghers va a toccare punti chiave nel disegnare un’antropologia della scelta nazista. Riletta oggi, dove ovviamente abbiamo il supporto del passato a confermare molti passaggi del racconto, fa un certo effetto come alla parola nazista si potrebbe sostituire quella di sovranista o di alcune altre scelte radicali della nostra società.

Allo stesso modo Posta nella Terra Promessa ci racconta il desiderio della promessa da parte di una generazione che tra l’Ottocento e il Novecento ha vagato per l’Europa cercando di evitare pogrom e campi di sterminio. Una generazione non ancora sionista ma accesa dal desiderio di riconciliazione e liberazione. Anche in questo caso, oltre al tema trattato, non si può prescindere dalla chiave letteraria scelta da Anne Seghers che, attraverso la commovente storia di un rapporto padre-figlio, racconta due generazioni di ebrei a cavallo della seconda guerra mondiale.

Leggere Anna Seghers fa bene al cuore e rinnova il piacere alla lettura, scoprendo che la letteratura classica può essere ancora una volta chiave di lettura della contemporaneità e del futuro.

Del resto come scrive Anna Seghers “se non c’è più futuro, il passato è esistito invano”.

Anna Seghers – I morti dell’isola di Djal e altre leggendeL’orma
Traduzione: Daria Biagi

Voto - 90%

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