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Come il cervello crea la nostra coscienza – Anil Seth

Come il cervello crea la nostra coscienza di Anil Seth ci propone una teoria per cui siamo noi stessi a creare il mondo per come lo viviamo, anzi, siamo noi stessi a creare noi stessi per come ci viviamo, quei noi stessi che vivono nel mondo che appare sulla base della nostra stessa creazione. La coscienza è un’allucinazione controllata prodotta a scopo di sopravvivenza.

Come il cervello crea la nostra coscienza di Anil Seth

Non percepiamo noi stessi per conoscere noi stessi; piuttosto, percepiamo noi stessi per controllare noi stessi.

Che la coscienza si sviluppi attraverso il cervello pare ormai assodato, rimane la questione di come ciò avvenga. Seth ci propone una teoria per cui siamo noi stessi a creare il mondo per come lo viviamo, anzi, siamo noi stessi a creare noi stessi per come ci viviamo, quei noi stessi che vivono nel mondo che appare sulla base della nostra stessa creazione. La coscienza è un’allucinazione controllata prodotta a scopo di sopravvivenza.

La convinzione dell’autore è che la coscienza derivi dalle caratteristiche biologiche degli esseri viventi per come si sono evolute nel tempo. Per questa ragione è scettico riguardo la possibilità di coscienza dell’intelligenza artificiale, mentre è convinto che anche gli altri animali siano dotati di coscienza, anche se bisogna capire di che tipo. Dunque la coscienza non è un sistema di input e output replicabile a piacere, è un lavorio che la natura ha svolto in molto tempo, il metodo migliore che è emerso per permettere agli esseri umani di sopravvivere al meglio. Poiché quando si tratta di sopravvivenza il fine giustifica i mezzi, saremo disposti a perdonare il fatto che la coscienza sia un’allucinazione.

Il libro è molto chiaro, sviluppa gli argomenti concentrandosi sui punti chiave e disperdendo davvero poca dell’attenzione del lettore. Oltre alle argomentazioni più stringenti, alle spiegazioni supportate dai dati delle proprie teorie, ci sono momenti in cui Seth parla di sue preferenze, di ipotesi verso cui tende, di altre teorie da recuperare all’interno del suo discorso. A dimostrazione che l’argomento non è chiuso, pur se il libro propone una direzione ben precisa che cerca di giustificare nel modo più rigoroso possibile.

Come il cervello crea la nostra coscienza

Viviamo un’allucinazione

Per quanto possa sembrare che i miei sensi forniscano una finestra trasparente su una realtà indipendente dalla mente e che la percezione altro non sia che un processo di “lettura” dei dati sensoriali, quello che di fatto accade è, credo, molto diverso. Le percezioni non vanno dal basso verso l’alto o da fuori verso dentro; vanno primariamente dall’alto verso il basso, da dentro verso fuori. Quello di cui si fa esperienza è costruito a partire dalle predizioni del cervello, o dalle “migliori ipotesi” circa le cause dei segnali sensoriali.

Il cervello non legge la realtà esterna, la crea sulla base delle proprie predizioni e controlla la propria creazione attraverso i sensi, per questo Seth parla di allucinazioni controllate: viviamo in una predizione che il nostro cervello fa e che controlla che di volta in volta possa autoavverarsi. Tutta questa messa in scena non è fine a sé stessa, ma è il modo in cui l’evoluzione umana ha scelto di sopravvivere nel mondo: non si tratta di un’allucinazione creativa, ma funzionale.

Le cose non cambiano quando ci rivolgiamo alla nostra interiorità. Non è solo il mondo esterno ad essere un’allucinazione, lo siamo noi stessi per noi:

Può sembrare che il sé – il vostro sé – sia la “cosa” che fa il percepire. Ma non è così. Il sé è un’altra percezione, un’altra allucinazione controllata, per quanto sia di tipo molto speciale.

La coscienza stessa quindi è un’allucinazione, l’insieme delle inferenze predittive esterne ed interne che ci aiutano a sopravvivere. La coscienza è la nostra illusione più beffarda, ma anche la più dolce. Anche ciò che consideriamo appartenerci maggiormente, le nostre emozioni, sono solo il risultato della creazione del cervello che punta a regolare lo stato del sistema che è il corpo umano, che deve essere stabilizzato anche dall’interno oltre a doversi muovere all’esterno.

[…] E proprio come la “rossezza” è l’aspetto soggettivo delle predizioni operato dal cervello su come le superfici riflettono la luce, così emozioni e stati d’animo sono gli aspetti soggettivi delle predizioni operate dal cervello sulle cause dei segnali enterocettivi. Sono forme di allucinazione controllata indotte dall’interno.

Mettendo tutti questi pezzi insieme, le emozioni e gli stati d’animo possono ora essere intesi come percezioni orientate al controllo che regolano le variabili essenziali del corpo. Questo è ciò a cui servono.

L’essere umano è una macchina bestiale che punta a sopravvivere e per farlo si appoggia a meccanismi che hanno la capacità di creare un’illusione utile e che per essere massimamente utile viene perseguita con tenacia. La stabilità con cui percepiamo il nostro sé è un gioco di prestigio per inerzia, ma anche la chiusura a qualsiasi via d’uscita (che non dovremmo nemmeno desiderare dato che il metodo funziona): finché siamo vivi ci percepiremo come vivi poiché confermeremo la nostra previsione di esserlo.

[…] Che l’esperienza del sé corporeo sia relativamente immutabile deriva direttamente dalla necessità di fare predizioni precise, forti, sugli stati stabili del corpo ai fini della regolazione fisiologica. In altri termini: finché viviamo, il cervello non rivedrà mai la sua credenza precedente di prevedere di essere vivo.

Il cervello umano crea la situazione che ci permette di sopravvivere in modo stabile nel mondo, perpetrando l’equilibrio che si è rivelato vincente.

Mettendo tutte le cose insieme, l’immagine che emerge è quella di un sistema vivente che modella attivamente il proprio mondo e il proprio corpo in modo da trovarsi di continuo, più e più volte, nell’insieme degli stati che lo definiscono come vivente – dal battito del mio cuore ogni secondo al dolermi per il mio compleanno ogni anno.

Non tutti i passaggi convincono, per esempio il discorso sulle emozioni pare un po’ tronco, non riuscendo a illustrare con completezza l’argomento. Al di là di qualche mia personale perplessità, che vale meno di zero data la mia incompetenza, la teoria di Seth ha il fascino di ridurre la coscienza ad un’allucinazione, seppure non libera. Il mondo, e noi con lui, è tutto nella nostra testa, peccato che sia tutto illusorio, sia il mondo che la testa.

Anil Seth – Come il cervello crea la nostra coscienzaRaffaello Cortina Editore
Traduzione: Sara Parmigiani

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