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Damon Albarn – The Nearer the Fountain, More Pure the Stream Flows

Perdersi dentro sé stessi. Abbandonando per un attimo pose e stilemi, svestiti di ogni abito sociale, ci si presenta alla propria solitudine di uomo come mamma ci ha fatti.

 

Damon Albarn ha fatto esattamente questo nel mettere in fila gli 11 brani di questo straordinario The Nearer the Fountain, More Pure the Stream Flows, un album talmente delicato da arrivare dentro come una folata di vento nordico. Album che prende il titolo dalla poesia Love and Memory di John Clare, che vi consigliamo di leggere nell’approcciarvi al disco. 

È proprio dal Nord parte questo lavoro del cantante che fu Blur, Gorillaz e tante altre cose (pregevoli). Parte dal Nord dell’Islanda, terra incontrata come rehab duranti gli anni degli eccessi dovuti ai primi successi coi Blur, e tutta la tensione di una terra divisa tra ghiacci e mare si percepisce in ogni nota dell’album. Nel fare il gioco delle similitudini bisogna stare attenti, se da un lato infatti è facile trovare dei precedenti, non bisogna dimenticare che la complessità semplificata di Damon Albarn deriva proprio dalla molteplicità di incontri sonori a cui il cantautore si è sempre aperto con grande sincerità. Se è vero che da un lato si ritrovano alcuni momenti vicini a David Bowie (soprattutto nell’utilizzo melodrammatico della voce) dall’altro sono presenti alcune composizioni vicine a David Sylvian. Materiale sonoro che sfrutta insomma le grandi possibilità della composizione attraverso ambienti, ricerca sonora e melodia romantica evocata con grande classe. Ma non si può del resto non pensare alla musica islandese come fonte se non primaria sicuramente necessaria di ispirazione per questo bellissimo lavoro. Sigur Ross e MüM sono una specie di retropensiero in pezzi come The Nearer The Fountain o The Cormorant. 

Al di là però della ricerca sonora avvenuta in fase produttiva con la collaborazione di Simon Tong e Mike Smith, quello che rimane appiccicato sulla pelle di questo lavoro è la sensazione con cui è stato scritto, pensato, voluto. In pieno lockdown il paesaggio islandese è stata la prigione/possibilità per riflettere sulle cose ultime del mondola morte, la fuga, la possibilità di rinascere sempre. 

La capacità però di Damon Albarn è di trasformare tutto in una riflessione, senza verità diffuse, in cui anche la posizione privilegiata diventata fonte di dubbio. Am I imprisoned on this island? Si chiede durante The Cormorant, segno di chi riflette senza però lasciarsi sfuggire la realtà da sotto le mani.

Troviamo poco pop, quello almeno che siamo abituati a sentire alla radio, ma nei momenti in cui questo album si concede della leggerezza è subito magia. Perché è una leggerezza che arriva dalla darkness, come testimonia la traccia numero sei intitolata Darkness to light o anche la divertente Polaris. Caso a parte invece per Royal morning Blue, canzone perfetta che gioca con la malinconia ma che apre alle possibilità infinite della vita. Pezzo davvero travolgente. “Royal, royal morning blue/ You are saved/ And nothing like this had ever happened/ Before” 

Prevalgono però i momenti di atmosfera e di respiro, momenti in cui l’album si fa davvero ricco di sfaccettature e di emozioni come in brani, come nei primi due brani già citati, oppure in Darf Wader canzone fragile e delicata ideale per un bagno caldo a casa se non aveste la possibilità di volare in Islanda. 

La sensazione, per uno che non ha mai amato i Gorillaz lo ammetto, è che Damon Albarn abbaia abbandonato tutte le maschere per svelarsi semplicemente per quello che è: un musicista dotato di un’incredibile capacità compositiva che si mantiene viva nell’esplorare mondi lontanissimi musicali. 

Damon Albarn è l’esempio di come una rockstar può continuare a scrivere buona musica solo quando rimane vicino, vicinissimo alla propria anima in cambiamento. Grazie Damon di questo bel The Nearer the Fountain, More Pure the Stream Flows.

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