Parlare di eutanasia potrebbe portare molto, troppo, lontano. Il discorso si complica nel momento in cui, per argomentare, si cerca di rispondere a tutte le obiezioni che vengono proposte. Tra l’altro il discorso sull’eutanasia si trascina dietro quello sul testamento biologico. Per questo non è mia intenzione dilungarmi e approfondire, chi desidera informarsi ha modo di farlo e di certo il parere di questo perfetto sconosciuto non vale la pena di essere letto per più di cinque minuti. Dunque espongo solo due punti, nemmeno completi nello svolgimento, che desidero mettere in luce:
– Non riesco proprio a capire quale diritto d’altri si intacchi chiedendo per sé l’eutanasia. Non si impone a nessuno di accettare l’eutanasia per la propria persona, si chiede solo la libertà per ognuno di poterla scegliere. Voler imporre la propria visione del mondo, un’etica che si pretende universale, è arrogante e priva gli altri della propria libertà. Detto in modo brutale: ma che cosa diavolo te ne frega se, di fronte a determinate e disperate circostanze, io chiedo di morire? Mi viene il dubbio che, se esistesse questa possibilità, molti verrebbero minati nelle proprie certezze. Se per legge non si può scegliere, non ci si pone nemmeno il problema, se invece l’alternativa fosse data, ti devi mettere in gioco. Non vedo altre motivazioni per un’imposizione del genere: se tu non vuoi, resti libero di non farlo, se ti dà fastidio la mia scelta il problema rimane tuo, non mio.
È vero che il medico per prima cosa non deve nuocere, ma al giorno d’oggi, con lo stravolgimento nella vita naturale portato dalla medicina, davvero devo credere che anticipare una morte prospettata in sofferenza sia nuocere? Qual è il reale nocumento nell’evitarmi un’ultima parte difficile di una vita segnata? Non nuoce di più privarmi del diritto di scegliere e tenermi prigioniero di una scienza e una legge che decidono per me?
Si vuole il mercato libero, ma la mia vita no, dev’essere schiava del vostro regime, valgo meno del mercato.
– Pensare che una legge al riguardo non sia un’urgenza, che in tempi di crisi le esigenze siano altre, è un ragionamento da burocrati di mezza tacca. Non utilizzerò la facile, per quanto reale, argomentazione per cui l’urgenza dipende dalla situazione in cui ti trovi: se non sei nella condizione richiesta per l’eutanasia grazie a sta cippa che non è urgente.
In generale credere che solo l’economia ci salverà, che tutto si riduce a lavoro e mercato mi pare una visione fredda e miope. Se considerate l’uomo solo questo, una macchina da lavoro e reddito, allora va bene, una legge sull’eutanasia non ha carattere non solo di urgenza, ma non ha proprio ragione di essere discussa né ora né mai. D’altronde però non si capisce perché, in questo caso, mantenere il divieto vigente, permettete ad ognuno di fare come vuole e vi siete levati d’impiccio.
Ma forse non è tanto che si considera una tale legge senza carattere di urgenza, quanto che la discussione porterebbe a scontrarsi con la parte cattolica del paese; anzi nemmeno questo, ma ad entrare in collisione con il Vaticano. Che bello, una discussione bloccata da uno Stato straniero, e poi il problema sono gli immigrati che non vogliono adattarsi alle nostre leggi e usanze, che sono imposte da qualcun altro.
Non è questione di maggioranza, perché i diritti vanno assicurati a tutti, è questione di interessi, di potere o elettorali che siano, dunque la mia vita vale meno del potere di chi sta in parlamento: ha una sua logica.
Personalmente non voglio che la mia libertà sia limitata dall’etica fantasiosa di qualcun altro, preferisco seguire le regole della mia etica sgangherata, per lo meno non impedisce a nessuno di seguire la propria.