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Francesco De Gregori – Vivavoce Tour – A Catanzaro un’acustica vergognosa per la sua immensa eleganza

Francesco De Gregori – Vivavoce Tour. Prima che per il pubblico, l’acustica del PalaGallo di Catanzaro è stata un’offesa per Francesco De Gregori stesso. Vergognoso l’audio dell’unica tappa regionale del tour Vivavoce.

Non la meritava l’immenso cantautore romano, uno dei pochi rimasti del panorama musicale italiano appartenente ad un’altra categoria. Era noto che l’acustica nel rinnovato palazzetto del capoluogo fosse pessima, da non riconoscere distintamente le parole. Evidentemente, per gli organizzatori risultava essere un fattore secondario.

Sabato 30 aprile De Gregori con la sua nutrita e qualificata band ha interpretato 23 pezzi, più Buonanotte fiorellino ripresa per chiudere il concerto, durato due ore piene e senza interruzioni. E’ il caso di sciorinare i nomi dei musicisti che hanno accompagnato il nostro cantautore: Guido Guglielminetti (basso e contrabbasso), Paolo Giovenchi (chitarre), Lucio Bardi (chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino), Alessandro Arianti (hammond e piano), Stefano Parenti (batteria), Elena Cirillo (violino e cori), Giorgio Tebaldi (trombone), Giancarlo Romani (tromba) e Stefano Ribeca (sax). Ad aprire il live la temeraria e grintosa giovane cantautrice calabrese Ylenia Lucisano.

Comunque che eleganza, De Gregori. Il pubblico non merita così tante e generose sue esibizioni dal vivo. Niente male gli arrangiamenti dei pezzi proposti, anche se la scaletta è sembrata zeppa di classici risentiti miliardi di volte; ci si attendeva, forse, scelte più originali. Da rimarcare Il panorama di Betlemme, pezzo tagliente che meriterebbe più considerazione dalla critica e Mayday, che dal vivo è, a giudizio di chi scrive, il brano che meglio riesce a De Gregori, anche in quest’ultima versione arricchita dai fiati. Caterina è il classico che è più bello cantare, forse perché per tanti anni non è stato proposto in concerto, salvo in rare occasioni. Caldo e scuro è una sicurezza, mentre una piacevole sorpresa è stata la versione proposta di Vola vola, di gran lunga più appassionante ed intensa di quella in studio.

Infine, insopportabile la pletora di spettatori intenti col proprio smart-phone a riprendere, fotografare, eseguire selfie senza soluzione di continuità. Rimanevano in pochi a godersi davvero il concerto. Segno dei tristi tempi correnti.

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