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Atene, la capitale che si nasconde

Atene si nasconde a chi passa indaffarato a cercare meraviglia, si apre invece a chi cerca in essa il trampolino di lancio verso un’esperienza più completa. In questo senso, recuperare la letteratura sulla città può essere un bagaglio in più da riempire mentre si alloggia in città accompagnati da cibo semplice e vino leggero.

Atene. Il racconto di una città di Giorgio Ieranò

Tra le mete turistiche europee una delle più sottovalutate è la capitale greca, Atene. Città spesso citata, sempre studiata per le storie che l’hanno attraversata, la testimone della grandezza greca è spesso poco presa in considerazione e apprezzata. Considerata sì portatrice di tanta storia, soprattutto antica, antichissima, nella valutazione generale è una città priva di fascino contemporaneo.

“Il morto chiuso nella sua bara di vetro non ha mai saputo cosa fosse una Metropolitana. Ma oggi i treni corrono notte e giorno sotto le sue ossa. Tutto intorno si accalca una folla in perpetuo movimento. Le scale mobili inghiottono, con regolarità, ondate di turisti pendolari. Pochi però si spingono fino a quell’angolo più silenzioso appartato della stazione per osservare lo strano spettacolo di un morto antico sepolto dentro una metropolitana”.

Quella appena descritta è la tomba di una donna ateniese, probabilmente del periodo di Filippo di Macedonia. La tomba si trova appunto nella metropolitana di Syntagma, appena fuori dai tornelli affollati da pendolari affannati. Colpisce la sua posizione laterale rispetto alla vita che scorre, ma proprio questo fa riflettere chi si ferma un secondo in più ad osservare. Il terreno stratificato che la ricopre ci racconta di epoche lontane in cui popoli e persone hanno calcato la superficie denominata Atene. Questo è anche l’incipit di Atene. Il racconto di una città, libro pubblicato per Einaudi da Giorgio Ieranò, storico della letteratura greca dell’Università di Trento.

Il libro ha avuto una grande importanza nel riportare in auge la letteratura (piuttosto ricca) che riguarda la capitale greca, insegnandoci ancora una volta a guardare questa città da una prospettiva differente. Interessante il problema che pone Ieranò nelle pagine iniziali del libro: perché Atene non ha saputo conquistarsi un posto tra le capitali europee da visitare? Perché ha così poco fascino nell’immaginario comune? La risposta è semplice: perché Atene non è mai cambiata pur cambiando ogni volta. Atene è rimasta un po’ uguale a sé stessa pur cambiando, a volte ferocemente, diverse volte.

“Atene non è riuscita a diventare quel meraviglioso affastellarsi di diversi stili, quel teatro architettonico che incanta e stordisce, per esempio, chi visita a Roma. Rispetto ad altre città è rimasta per certi versi più fedele a sé stessa, ma ha anche subito fratture più dolorose e traumatiche.”

Gi innocenti all’estero di Mark Twain

Per questo che per amare Atene, per riscoprirla, per perdercisi in maniera completa bisogna interrogarla, oppure ascoltare chi l’ha amata e farsi suggerire delle prospettive. Per esempio è interessante la ricostruzione che Jacques-Paul Babin fornisce ai suoi lettori nel 1672 quando osserva che “le strade sembrano quelle di un villaggio. Dove un tempo sorgevano edifici superbì, trofei gloriosi, ricchi templi, ora ci sono vicoli stretti e non lastricati, case senza alcuna magnificenza, fatte con pezzi di rovine antiche e colonne.”  Quella sensazione, per quanto oggi ovviamente Atene non appaia più così, è sempre presente nel turista frettoloso, ma in quello più attento ispira invece curiosità e voglia di scoprire qual è il mistero d questa città affascinante.

Chi ha avuto o ha la capacità di andare oltre l’apparente anarchia di Atene e di soffermarsi, immergendosi, nello spirito della città può ricavarne vertigini (vere e proprie) che lo accompagneranno in un viaggio ancora più profondo: dentro lo spirito del tempo.

Si narra che Freud, nel suo sogno fanciullesco da appassionato di archeologia di vivere il mito greco, si fece trascinare dal Partenone direttamente nel cuore dell’antichità, dove si potevano ancora sentire i passi degli antichi ateniesi.

Mark Twain è il narratore di una delle pagine più interessanti della storia di Atene coi suoi turisti famosi. In Gi innocenti all’estero, Twain racconta con sprezzo molte delle belle città europee decantate dai suoi colleghi e connazionali, ma di fronte al Partenone di ferma anche lui. Non disprezza più, qui rimane sconvolto. Quello che sconvolse uno dei padri del romanzo americano fu la sensazione di poter calpestare le stesse pietre dei suoi antichi abitanti e di sentirsi contemporaneamente uno di loro. La vertigine del Partenone, in parte come ovvio dovuta anche all’altezza a cui svetta, sta proprio in questa immediata capacità di portare oltre il tempo e lo spazio il viaggiatore.

La nascita della tragedia di Friedrich Nietzsche

Vi è un altro posto a cui non si può rinunciare se si vuole vivere una esperienza immersiva totale nello spirito della città. Stiamo parlando ovviamente del teatro di Dioniso, luogo a cui bisogna dedicare una piccola premessa.

Quando un giovane ventottenne di nome Friedrich Nietzsche pubblicò nel 1872 La nascita della tragedia, il mondo conobbe un concetto sino ad allora non solo trascurato, ma del tutto ignorato: il concetto di dionisiaco. Scoperto, o riscoperto, da Nietzsche, Dioniso fu rivalutato in tutta la sua forza creatrice ma anche distruttiva.

Una volta afferrata la concezione di dionisiaco di Nietzsche, siete pronti per immergervi in questo posto clamorosamente affasciante. Sono molte le pagine dedicate al teatro eretto in onore del dio immaginato con una corona di uva, ma vale la pena, come ricorda Ieranò, di dedicarsi anche ad una ricerca iconografica, accostando il nome di Isabella Duncan a quello di Dioniso.

Artefice di una delle coreografie più affascinanti del secolo, la danzatrice americana, mise in scena un proprio lavoro all’interno delle colonne dello splendido teatro di Dioniso, rinnovato per quell’evento. Le immagini che si possono recuperare sono suggestive ed evocative, ma possiamo ritrovarne la forza concettuale tra le pagine di Lettere alla Danza in cui la Duncan descrive così l’arte coreutica: “per me la danza ha come meta l’espressione dei sentimenti più alti, profondi dell’anima umana, quei sentimenti che nascono dagli dei che vivono in noi, da Apollo, Pan, Bacco, Afrodite… la danza deve infondere in noi un’armonia ardente e palpitante”.

Ed è proprio così che Isabella Duncan attualizza un luogo troppo in fretta concesso ai resti di un passato lontano.

Economia dell’imperduto di Anne Carson

Tra tutti i luoghi che però non possono essere persi da un viaggiatore che voglia farsi travolgere dal fascino di Atene non può mancare il Ceramico, ovvero il cimitero antico della città. Come racconta Ieranò “il Ceramico è uno dei siti archeologici più belli e suggestivi di Atene nonché, ovviamente, uno dei meno conosciuti”.

Luogo riconoscibile per la sua età dall’altezza a cui è situato, conserva il fascino di una delle più grandi forme d’arte mai esistita: l’epitaffio. Qui si possono trovare frammenti di un’arte antica e preziosa che trasformava la poesia in economia in cambio dell’immortalità. Vale la pena leggere Economia dell’imperduto della poetessa Anne Carson che con dovizia ci riporta la forza sociale della più fragile dell’arti.

Accostando Simonide di Ceo a Paul Celan, racconta come la poesia abbia contrattato la propria esistenza (materiale) con un dono incommensurabile: quello dell’immortalità. Simonide di Ceo, prolifico autore di epitaffi, è la testimonianza di come la sola poesia abbia portato nel mondo la vita, il respiro, il fiato di donne e uomini morti migliaia di anni fa. Una lettura, quella della Carson, imprescindibile per perdersi al Ceramico e poter godere di questa atmosfera in bilico fra mondi che solo Atene sa regalare.

Atene si nasconde a chi passa indaffarato a cercare meraviglia, si apre invece a chi cerca in essa il trampolino di lancio verso un’esperienza più completa. In questo senso, recuperare la letteratura sulla città, di cui vi abbiamo fornito alcuni esempi, può essere un bagaglio in più da riempire mentre si alloggia in città accompagnati da cibo semplice e vino leggero.

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